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La differenza tra critica specializzata e quotidianistica



Detto ciò non si può affermare che l’universo della critica sia interamente riconducibile all’indeterminatezza di un sistema indescrivibile. Al contrario, esistono comunque una serie di costanti che caratterizzano l’industria dell’interpretazione in quanto tale e è a queste continuità che bisogna guardare per capire cosa marca la differenza tra il discorso critico e quello di altre funzioni operative all’interno della cultura.
Anche se la critica è un’istituzione dal profilo debole, comunque esistono scopi e problemi comuni che legano i critici tra loro.
Il primo forte elemento di regolarità è caratterizzato da una netta separazione che taglia trasversalmente i luoghi e i ruoli dell’attività interpretativa dividendo in due macroblocchi l’istituzione stessa. Si tratta di una separazione assolutamente accettata e condivisa praticamente da tutti tra Critica Specializzata e Critica Quotidianistica. Di esempi di disaccordo nel giudizio tra le due parti basti pensare a film – Shining, Cuore selvaggio, Inseparabili, Crash, … – accolti in modo tanto tiepido o negativo dai quotidianisti italiani quanto celebrati come capolavori o film epocali dalla quasi totalità delle riviste specializzate.
È proprio a partire da questa netta separazione che è possibile ora restringere il campo della nostra ricerca.
Sotto l’etichetta generica di critica cinematografica si possono riportare numerose tipologie di manifestazioni discorsive: si va dall’intervista, all’anticipazione su un dato film, dai discorsi orientati in generale sul cinema a quelli più specifici su determinati film, dal saggio che prende in considerazione una serie di film alle proposte storiche-teoriche, dalle analisi dettagliate alle microrecensioni.Qui si prenderà in considerazione solo le pubblicazioni specializzate e l’analisi si rivolgerà ad una sola tipologia discorsiva presente su queste riviste: la forma-recensione.
Si tratta di un sottogenere discorsivo di solito coincidente grosso modo con la definizione di una forma di scrittura tradizionalmente giornalistica costituita da una breve analisi, da un giudizio, da un commento accompagnati da una sinossi di un film in uscita o già uscito nelle sale.
Nel campo della C.S. la forma-recensione si caratterizza come un ibrido tra la recensione quotidianistica e l’analisi dettagliata di un dato film; essa rimane la formula quantitativamente più presente sulla stampa specializzata, ma continua ad attirare una sorta di pregiudizio legato al fatto che viene avvertita spesso come il luogo di un’argomentazione superficiale.Sarebbe poi sminuente considerare la recensione solo il luogo di articolazione di un giudizio, come in generale ridurla a una forma dell’enunciazione su un determinato film.L’interpretazione di un film produce un incontro più sotterraneo al quale forse non si è dedicata sufficiente attenzione, quello tra una lingua(delle recensioni) e i saperi(discorsivizzati e non) che hanno contribuito a formarla, che si posizionano in spazi di enunciazione adiacenti.
La recensione è anche un vero e proprio atto discorsivo che si colloca all’interno di un camp di conoscenze, che si definisce in relazione ad una serie di saperi limitrofi. La recensione porta su di sé i segni di almeno due grandi atti di discorso: da una parte l’atto interpretativo verso l’oggetto di riferimento, dall’altra l’atto istituzionale di collocamento su un terreno fatto di continuità e discontinuità con altre tipologie discorsive.
La recensione da C.S. si da una posizione mediana sia rispetto alla tradizione alta degli studi di cinema, sia rispetto alla tradizione bassa della C.Q. Mentre il riferimento al sapere teorico ci realizza nella recensione con lo scopo di rendere l’argomentazione più credibile e autorevole mediante un richiamo a saperi certi e codificati, l’esplicitazione di un rapporto oppositivo con la quotidianistica sembra rispondere all’esigenza di differenziare il discorso specialistico da quello della C.Q. tramite una debita distanza.

Tratto da CRITICA CINEMATOGRAFICA di Nicola Giuseppe Scelsi
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