Skip to content

L'industrializzazione dell'Italia nel Novecento. Dal 1896 al 1963/64

L’Italia tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 è segnata da un aumento della CAPACITÀ PRODUTTIVA, per quanto riguarda il settore del tessile, della siderurgia, l’agroalimentare e la chimica.
Il modello di industrializzazione si basa sempre su un rapporto duale, perché è legato ad alcuni fattori tradizionali, quali tessile e siderurgia e ad alcuni fattori innovativi, quali chimica e settore agroalimentare.
Siderurgia e tessile presentano inoltre una prevalenza del lavoro rispetto ai capitali, come il modello inglese. Mentre i settori innovativi sono legati alla produzione agroalimentare, alla chimica, in particolare alla lavorazione della gomma e ad altri due settori: il settore elettrico e la meccanica.
Inoltre l’Italia presenta una crescita anche dal punto di vista della FORZA MOTRICE DELL’ENERGIA, però sempre basata su un dualismo tra vecchio e nuovo, perché la siderurgia e il tessile utilizzano il carbone fossile (cresce la fonte energetica ma in un contesto tradizionale), mentre la chimica l’elettricità.
Anche in questo caso si presenta un dualismo geografico: il tessile e la siderurgia vengono prodotti nel centro nord dell’Italia, mentre la chimica ha una sola localizzazione, Milano.
Questo dualismo geografico e settoriale diventa anche organizzativo perché siderurgia e tessile sono legati alla piccola media impresa (sempre come il modello inglese), mentre la chimica il settore elettrico e la meccanica sono legati alla grande impresa, con tecnologia e costi che richiedono finanziamenti.
Questi elementi segnano il sistema economico italiano fino ad oggi.


Soggetti che operano nell'industrializzazione dell'Italia


L’industrializzazione avviene ad opera di:
- MERCANTI IMPRENDITORI, soprattutto lombardi, che abbandonavano questo modello per orientarsi verso il sistema di fabbrica, abbandonando quindi la produzione di seta per il cotone. L’esempio più pratico avviene nell’alto milanese.
- ARTIGIANO e in alcuni casi gli operai delle botteghe artigiane, che si mettono in proprio soprattutto nel settore della meccanica.
I soldi per mettersi in proprio li ottenevano dalla vendita della proprietà contadina, che permette l’avvio dell’impresa. Questo è un tipico0 modello di autofinanziamento (come avveniva in Inghilterra).
- lo STRANIERO, si tratta di imprenditori stranieri che vengono in Italia, soprattutto svizzeri e tedeschi Vengono in Italia perché la manodopera costa meno e c’è un nuovo mercato potenziale.
Esistono poi in questo processo di industrializzazione alcuni fattori a sostegno del cambiamento:
- AGRICOLTURA : a partire dalla crisi agraria viene attuato un processo di modernizzazione di alcune nuove produzioni: barbabietola da zucchero, agrumi e i formaggi. Ma soprattutto avviene l’attivazione dell’uso delle macchine e dei concimi chimici.
- RAPPORTI ECONOMICI CON L’ESTERO : muta la forma delle relazioni economiche dell’Italia con l’estero. L’Italia aumenta le importazioni, acquistando materie prime e macchinari, mentre diminuiscono le esportazioni di tessuti di cotone. Per cui la bilancia commerciale italiana presenta saldi negativi.
Definizione di bilancia commerciale: differenza tra esportazioni e importazioni di beni e servizi. Indica la misurazione contabile che misura i movimenti di denaro verso e da un singolo paese, connessi agli scambi di merci.
Definizione di bilancia dei pagamenti: differenza tra entrate ed uscite di valuta. Indica la rilevazione contabile delle transazioni finanziarie internazionali di un paese connesse agli scambi di merci, ai servizi e ai diversi movimenti di denaro (rimesse emigrati, spese per turismo, investimenti stranieri)
La bilancia commerciale italiana è per tutto il periodo negativa, perché l’Italia importava più di quanto esportava. Questo perché l’Italia era un paese arretrato che doveva industrializzarsi, ma per questo aveva bisogno di materie prime, tra le quali il carbone, e macchinari di cui non disponeva. Questi elementi vengono acquistati da Francia, Germania e Inghilterra, che erano già sviluppate.

Mentre la bilancia dei pagamenti italiana è in attivo (almeno fino al 1907) per:
- RIMESSE EMIGRANTI : i soldi che gli emigrati mandavano a casa.
- TURISMO
- NOLI MARITTIMI : tasse che un soggetto doveva pagare per attraccarsi con una barca al porto. L’Italia allora era ancora la via di comunicazione verso il medioriente e quindi l’Asia, quindi Inghilterra e Francia pagavano per attraccarsi ai porti di Genova e Napoli.
Questa positività della bilancia della bilancia dei pagamenti garantisce la STABILITÀ DEI CAMBI, DELLA LIRA (tipica situazione dei paesi arretrati o in via di sviluppo).
rapporto con le banche
Si sviluppa un nuovo sistema creditizio in età giolittiana (quando Giolitti era presidente del consiglio).
Il nuovo sistema creditizio è più solido, perchè l’Italia adotta il modello tedesco della banca mista o universale.
Protagonista di questo modello è la BANCA COMMERCIALE ITALIANA, che viene fondata nel 1894 con capitali tedeschi, austriaci e svizzeri.
Il primo amministratore delegato era Otto Joel e il capitale segue il modello tedesco.
La Comit partecipa al capitale azionario di molte aziende. Si sviluppano le società anonime, che precedono le società per azioni, che hanno le stesse caratteristiche di queste ultime.

Inoltre in Italia si sviluppa un SISTEMA BORSISTICO, segnato da una serie di forti speculazioni.
Il 1907 è un anno importante perché l’Italia sperimenta la CRISI FINANZIARIA: le speculazioni in borsa fanno crollare le quotazioni di molte società, questo fattore si ripercuote sul patrimonio delle banche, perché le banche detengono molte azioni e si trovano in una crisi di liquidità, non hanno quindi i soldi per garantire i conti correnti dei risparmiatori. Le banche compravano le azioni con i risparmi dei correntisti, però garantivano a questi che in ogni momento avessero avuto bisogno di soldi la banca glieli restituiva.
Questa crisi venne risolta grazie ad una nuova istituzione: la BANCA D’IALIA, nata il 1 gennaio 1894 in Italia. La Banca d’Italia è importante perché per la prima volta svolge il ruolo di BANCA CENTRALE.
La Banca Centrale è l’istituzione RESPONSABILE DEL FINANZIAMENTO DEL SISTEMA CREDITIZIO, non presta soldi ai privati, ma alle banche, è il prestatore di ultima istanza, finanza le banche, cioè è in grado di determinare la disponibilità di mezzi di finanziamento e l’offerta di credito da parte delle banche (in relazione agli obbiettivi stabiliti dai responsabili della politica economica nazionale).
La banca centrale regola questa cosa tramite il TASSO DI SCONTO, ovvero il costo con cui la banca presta i soldi alle altre banche. In questo modo può regolare la disponibilità di moneta, perché se la Banca Centrale dà meno soldi alle banche, queste danno meno soldi ai privati.
La Banca Centrale non opera da sola ma in collegamento con il ministero dell’economia.
Fino al 1948 era il governo a nominare il governatore della Banca Centrale, da allora in poi la Banca Centrale è autonoma.
La Banca Centrale risolve la crisi perché riduce i soldi alle banche.
Questa crisi segna l’avvio all’industrializzazione perché il mercato finanziario italiano, se pur cresciuto, era molto ristretto rispetto alla necessità del sistema industriale e quindi dipende dalle banche. Siccome la Borsa è ristretta ed è soggetta a fenomeni speculativi, le imprese che hanno bisogno di soldi si rivolgono alle banche.
Nasce il modello BANCOCENTRICO, la banca è fondamentale perché è l’unica erogatrice del credito alle imprese.
Oggi non c’è più questo sistema perché la Banca Centrale si è trasferita a Francoforte e ha una funzione europea, non più nazionale.
lo stato
La finanza pubblica sostiene per la prima volta il processo di industrializzazione, agevola con l’età giolittiana l’industrializzazione.
Questo avviene attraverso il RISANAMENTO DELLA FINANZA PUBBLICA : il bilancio italiano del 1861 era fortemente in deficit. Dal 1894 l’Italia avvia un processo di risanamento del bilancio.
È importante questo risanamento perché:
- lo Stato non doveva stampare moneta per coprire le spese, e così si riduce l’inflazione.
- Lo Stato riduce l’emissione di obbligazioni grazie al pareggio e gli investimenti possono andare verso altre attività, come investimenti azionari, conti correnti in borsa. In questo modo la banca può finanziare le imprese.
Lo Stato ha due modi con cui finanziare le entrate:
- tasse
- emettere moneta: si stampa moneta senza far crescere il PIL. Più moneta c’è, più c’è l’inflazione.
Questione ferroviaria
Nel 1905 viene costituita la SOCIETÀ DELLE FERROVIE dello Stato. Fino ad allora, per quasi 40 anni, la rete ferroviaria era stata data in concessione a società private francesi che finanziavano società stranieri per la costruzione delle ferrovie.
Lo Stato decideva le linee, inoltre forniva un indennizzo per km costruito. Questa concessione da parte dello Stato ad una società privata in Italia non funzionava, perché queste società tendevano a vendere tutto perché i capitali stranieri non avevano un utile a causa di una limitata domanda di trasporto.
Le ragioni della carenza della domanda di trasporto ferroviario sono:
- le linee furono pensate non per mettere in comunicazione i mercati, me per ragioni politico-militari. Infatti servivano per collegare i porti con le linee di confine per il trasporto degli eserciti. L’unica ferrovia che metteva in comunicazione i mercati è la linea Milano-Venezia costruita dagli austriaci, e non dai Savoia.
- Proprio perché grazie alle ferrovie si congiungeva il sud al nord, c’era poco da trasportare a causa dell’arretratezza del sud che non generava volumi di trasporto, perché i prodotti agricoli erano trasportati per nave. Inoltre le ferrovie in Italia non rappresentano un fattore di sviluppo come in Germania.


L'evoluzione della finanza pubblica nell'industrializzazione dell'Italia


L’Italia tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 è un paese che presenta una stabilità della finanza pubblica. Ma il governo italiano non sfruttò questa stabilità per attuare una riforma della fiscalità, che rimane ancora basata sulla centralità dell’imposizione diretta che colpisce i consumi. Questo ha un effetto depressivo sulla domanda interna, perché è una fiscalità che colpisce i meno abbienti.
Lo sviluppo industriale italiano è uno sviluppo che è carente della domanda. L’industrializzazione punta sull’innovazione tecnologica, ma non sostiene la domanda.
Il mercato è quindi limitato perché c’è poca domanda.


L'evoluzione del conflitto sociale nell'industrializzazione dell'Italia


Si sviluppa un conflitto sociale tra le masse contadine, il mondo operaio e la casse imprenditoriale.
Nel 1895 a Milano ci furono scioperi repressi con la forza. Con le elezioni del 1900 e con il governo Giolitti-Zanardelli si avvia la RIFORMA SOCIALE che porta all’industrializzazione. Questa riforma però non avrà un effetto positivo nel lungo periodo.


I caratteri della Riforma del lavoro


- Viene fatta una legge di tutela sul lavoro minorile e femminile
- Vengono riconosciuti i sindacati, che gestiscono il collocamento.
Questa riforma però segna l’esplodere del numero di scioperi, inoltre si rafforzano le organizzazioni dei lavoratori di matrice sociale-riformista. Arriva in Italia la dottrina marxista, nasce il partito comunista e socialista. Tutto ciò porta ad uno scontro politico, attraverso l’aumento degli scioperi.
Il processo di industrializzazione italiana si confronta con questo elemento ideologico, le relazioni industriali in Italia hanno assunto una connotazione politica.
I partiti comunista e socialista utilizzano il movimento operaio come avamposto di un obbiettivo politico: la rivoluzione politica.
Lo Stato liberale non riesce a risolvere questa questione operaia.


Crisi del modello economico liberale in Italia


Nel 1913 avviene una crisi interna: il modello liberale finisce. Per l’Italia equivale a una crisi di offerta, di sovrapproduzione che riguarda l’industria tessile. Questa industria non riesce più a vendere all’estero a causa della concorrenza asiatica.
Questo problema trova una soluzione nella I Guerra Mondiale.
La I Guerra Mondiale con le COMMESSE BELLICHE, rappresenta il superamento della crisi del 1913, perché la classe di dirigenti pensa che la guerra sia un fattore di industrializzazione e che le commesse belliche siano un fattore di sviluppo.
L’Italia non è ancora industrializzata e la guerra è il motore per sostenere l’industrializzaizone, perché la guerra sostiene:
- SETTORE MECCANICO SIDERURGICO : la Fiat riconverte la produzione di auto in macchine belliche.
- SETTORE CHIMICO : che si riconduce alla produzione di esplosivi.
Quindi sul piano economico lo stato con la spesa pubblica sostiene l’industrializzazione con la siderurgia e la chimica.

Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.