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La Confindustria di Costa e di De Micheli


Dopo le elezioni del 18 aprile '48, la CGII rafforzò la sua alleanza con la DC e poté abbassare la propria visibilità politica anche perché, sino al '52, le scelte di politica economica del governo furono in linea con gli orientamenti liberisti della CGII.
Sul piano contrattuale sia l'accordo preliminare relativo alla rivalutazione delle retribuzioni dell'agosto '49, sia l'accordo del marzo '51 relativo alla revisione delle variazioni d'indennità di contingenza, dimostrarono la forza della CGII che ottenne di porre alla base degli aumenti retributivi l'abbattimento dei costi di produzione.

La CGIL mantenne una posizione di neutralità sul processo di scissioni e ricomposizioni del panorama sindacale italiano, avviando negli anni '50 trattative separate con le diverse Confederazioni. Inoltre sottoscrisse accordi sulle CI (nel '47, nel ' 50, nel ' 53) sottraendo a tali organi competenze in materia sindacale, riservandole ad organismi esterni alle aziende.
Si trattava di un indirizzo condiviso dalla CGIL, per la sua politica di accentramento decisionale, e dalla CISL, per la sua debolezza nella rappresentanza operaia.
Occorre ricordare, inoltre, che la posizione della CGII nei confronti della politica economica del governo, seguiva una traiettoria oscillante fra interventismo e liberismo a seconda delle convenienze e delle necessità.
Al convegno internazionale di New York nel dicembre '51, cui parteciparono i più grandi industriali italiani, i modelli di produzione americani di cui si discusse, furono considerati non adatti ad un paese come l'Italia, ove i capitali erano scarsi e la manodopera a basso costo abbondante.
Secondo gli industriali, i mancati investimenti in tecnologia e razionalizzazione del processo produttivo, potevano essere compensati dall'abbondanza della forza lavoro.

L'istituzione della Cassa del Mezzogiorno non fu ostacolata dagli industriali perché la prima legge istitutiva del '50 prevedeva investimenti in infrastrutture che favorissero il decollo imprenditoriale.
I rapporti con la DC cominciarono a deteriorarsi quando, si profilò la costituzione (nel '53) dell'ENI (Ente nazionale idrocarburi), che avrebbe avuto il monopolio nella ricerca e nello sfruttamento di idrocarburi in diverse aree del paese.
Questo suscitò la dura reazione di Costa contro lo stato imprenditore e fu un segnale del crescente dominio della DC.
Successivamente durante la presidenza De Micheli, mentre lo scontro tra industriali e DC si era ormai fatto acuto, venne varata la legge del luglio '57 che rifinanziava la Cassa del mezzogiorno, avviava la politica dei cd di "poli di sviluppo" e vincolava l'impresa pubblica a destinare il 40% degli investimenti totali al Mezzogiorno: si trattava di un primo passo verso un modello di sviluppo programmato nel quale lo Stato destinava risorse della finanza pubblica per investimenti in aree di sottosviluppo con il fine di promuovere l'imprenditoria. La CGII si oppose duramente.

Verso la metà degli anni '50 maturò nella CGII la successione di Costa. Si venne affermando, soprattutto nell'ambito degli ambienti industriali lombardi, l'esigenza di ridare alla CONFINDUSTRIA un peso politico condizionante e diretto: la prassi discreta di Costa di raccordarsi con la dirigenza DC senza dare alla CGII una visibilità politica forte, era considerata ormai obsoleta, anche in considerazione del declino di De Gasperi con il quale Costa aveva rapporti privilegiati.
Nel febbraio '55, pertanto, fu eletto presidente della CONFINDUSTRIA A. De Micheli, il quale, sin dal suo primo discorso fece emergere l'idea di rendere la CONFINDUSTRIA una specie di "partito" rappresentativo di "tutta la borghesia Italiana", ribadì l' impegno nella difesa del liberismo economico contro l' interventismo dello Stato nell'economia e a rivendicò il diritto all'impegno politico diretto.
Lo scontro con la DC divenne più forte quando Fanfani propose il rilancio dell'IRI che doveva concretizzarsi con il progetto di creare un apposito ministero delle Partecipazioni statali che prevedeva il distacco delle aziende IRI dalla CGII, dando loro un autonomo sindacato. Questo avrebbe indebolito la CGII sia sul fronte economico e sia su quello sindacale, considerando che la contrattazione collettiva poteva essere condotta separatamente da due sindacati padronali, per di più concorrenti. Questo disegno, che era sostenuto sia da Pastore sia dalla sinistra, nonostante la dura opposizione della CGII, si concretizzò nel febbraio '57 quando fu costituito il ministero delle Partecipazioni statali (PP.SS.) e nel gennaio '58 quando si costituì l'INTERSIND ossia il sindacato datoriale dell'industria pubblica che si affiancava l'ASAP, il sindacato delle aziende che facevano parte del gruppo ENI. Altro problema della CGII fu in quegli anni l'orientamento delle piccole imprese che, non volendo applicare i minimi contrattuali, avevano tutto l' interesse a non iscriversi o a dissociarsi dalla CGII. Questa situazione si perpetuò fino alla legge Vigorelli del '59 che introdusse l'estensione erga omnes gli accordi confederali correnti.
Fu un questo clima che venne concepito il progetto di costituzione di CONFINTESA, varato nel febbraio '56, che prevedeva l'accordo tra le tre maggiori confederazioni datoriali: il fine era quello
di creare un fronte compatto di interessi economici in grado di esercitare una consistente influenza sui partiti di maggioranza.

Nel complesso, tuttavia, la politica confindustriale di De Micheli fu fallimentare sotto vari aspetti: sul piano politico perché rese ancora più difficili i rapporti conia DC che in quegli anni era determinante nel sistema politico italiano; sul piano economico perché la nascita del ministero PP.SS., l'uscita dell'IRI dalla CGII e la legge istitutiva dei polo di sviluppo furono percepite come sconfitte; sotto il profilo organizzativo perché sopravvalutando la capacità di tenuta della CGII, si ignorava che la borghesia italiana non si identificava in modo compatto con le posizioni ultraliberiste di De Micheli.
Infine la politica di De Micheli sottovalutava la capacità del governo e dell'IRI, di suscitare aspettative di commesse e finanziamenti e quindi di trovare appoggio anche presso settori dell'industria privata.

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