Skip to content

Berlino di Weimar al cinema. "Berlin. Die sinfonie der Grosstadt" e "Asphalt"


È piuttosto ovvio che la rappresentazione visiva che si dà di una capitale contribuisce a crearne un senso collettivo, un assunzione generae riguardo la vita urbana. “Cinema conspires with the city to style a nation”. In questo caso ho analizzato il ruolo del cinema della Germania e della politica culturale nel creare una versione filmica della Berlino di Weimar. Mi concentrerò su "Berlin. Die sinfonie der Grossstadt" di Walter Ruttmann (1927) e su "Asphalt" di Joe May (1929).
Gli impedimenti artistici e politici sotto i quali emergono le Berlino di Ruttmann e May sono, da un lato, l’ansia dell’industria cinematografica tedesca riguardo l’americanizzazione del mercato cinematografico tedesco, e dall’altro, un imponente tensione riguardo la rappresentazione della capitale della Germania. Tre le premiere dei due film, la Germania era peroccupata per i vari accordi con produzioni e distribuzioni transatlantiche. Per limitare la competizione straniera, il governo tedesco istituì un sistema di quote nel quale un film tedesco doveva essere prodotto per ogni film americano importato. Quando la situazione peggiorò la stampa di settore diventò sempre più nazionalistica. Il termine Deutsche Filmkunst  o German film art iniziò ad apparire ripetutamente. Inizialmente l’industria tedesca accoglieva volentieri i supporti finanziari americani e l’opportunità delle loro distribuzioni. Ernst Jager e così Erich Pommer riteneva la produzione di film tedeschi un marchio di qualità internazionale. Nei tardi anni ’20 la predizione di successo dell’esportazione del marchio tedesco dovette temperarsi per la realtà dei fatti; l’influenza americana era molto forte (limitazioni e contingenze). C’era la paura che i giovani tedeschi si dsinteressassero alla politica e il timore che i film americani potessero acuire questa cosa portò la Germania a voler difendere la sua “Germanness”. C’era poi il problema di definire cosa fosse un film tedesco. Le “regole” del film tedesco per assurdità facevano si che un film portoghese ma girato in Germania da una crew mista fosse “tedesco”.
I due film prima citati furono preannunciati come “la più grande e fondamentale esperienza filmica di anni” e “il successo del lavoro cinematografico tedesco”. Il film di Ruttmann fallì però il raggiungimento della quota di stato.

Tratto da LO STILE CINEMATOGRAFICO di Laura Righi
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo riassunto in versione integrale.