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Critica pedagogica ai modelli di cultura monometrica


La pedagogia critica aspramente sei modelli di cultura monocentrica e assiomatica.
L’antropocentrismo è la prima esemplificazione di un modello arrogante e monoculturale: da una parte, l'uomo come centro, motore guida dell'universo, fine ultimo dell'evoluzione della specie; dall'altra parte la natura da dominare e sfruttare, l'uomo signore unico e assoluto ha potuto in tal modo compiere un opera di spoliazione e di saccheggio ambientale cinica e violenta. La pedagogia, in questa direzione, può offrire il suo contributo teso a riportare l'uomo nella sua più equilibrata e coerente posizione di essere vivente, interno alla natura, capace di intrecciare rapporti creativi con la terra e con tutti i suoi abitanti, quella imprevedibili e infinite leggi che governano la vita.
Il glottocentrismo è il secondo bersaglio del nostro intervento critico progettuale. Esso ha fatto si che il linguaggio orale e la sua traduzione grafica, la scrittura, fossero privilegiati come gli strumenti fondamentali della comunicazione
umana. Questa scelta linguistica ha posto in secondo piano un'altra serie di segnali del corpo che l'uomo storicamente ha prodotto e utilizzato per esprimersi. Il linguaggio del corpo è un elemento a cui la pedagogia deve offrire piena dignità.
Il logocentrismo è il terzo dei nostri bersagli. Esso si è storicamente prestato all'opera di esclusione di ogni modello o tensione divergente dalla centralità assiomatica della logica.
Sono stati, marginalizzati pensieri e altre ragioni, è stata marginata la dimensione dell'eros e dell'affettività ed è stata rimossa parte legata all'inconscio, ai sogni, alle pulsioni, ai desideri. La nuova razionalità cui la pedagogia volge la sua piena adesione ha una forza straordinaria che le deriva dalla capacità di fare autocritica e aprirsi alla pluralità dei modi di percepire di conoscere interpretare, costruire il mondo e di rendere produttivo lo scambio tra pensiero ed emozione, logica e fantasia, mente e affetti, logos ed eros.
L’etnocentrismo è il quarto dei nostri bersagli, esso ha compiuto storicamente un'opera di gerarchizzazione e discriminazione ai danni di culture,popoli e nazioni ritenute inferiori rispetto ad altre arbitrariamente ritenute superiori.la pedagogia, ha la responsabilità di problematizzare i rapporti tra identità e alterità, di trasformare il diritto alla differenza in educazione alla differenza. Tutto ciò al fine di liberare le culture sottomesse, di lasciare emergere l'originalità delle loro espressioni e delle loro manifestazioni, in un dialogo interculturale in uno scambio paritario, produttivo e creativo.
L’adultocentrismo e la scuolacentrismo sono l'ultimo dei nostri bersagli, di qui l'impegno ad una progettazione formativa rispettosa di tutte le età della vita (infanzia, giovinezza, età adulta, vecchiaia) valorizzate nella diversità esistenziale che le caratterizza nonchè dei luoghi della formazione (formali, non formali, informali: famiglia, scuola, chiesa, istituzioni sociali, culturali, del tempo libero ). Un impegno nel segno dell'educazione per tutti e per tutta la vita.
 

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