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La ricerca azione dopo Lewin: conoscere per cambiare

La ricerca azione dopo Lewin: conoscere per cambiare 

L’action research, dopo anni di silenzio, riemergerà in due ambiti particolari: 
Nelle pratiche del lavoro sociale, sia in contesti quali quelli della promozione della salute ed il Welfare sociale, sia, soprattutto, negli interventi di sviluppo delle risorse umane e dell’educazione degli adulti nei paesi poveri (varie esperienze furono condotte negli anni 70 in Tanzania, Colombia ed India) La ricerca azione tende a colorarsi di forti aspetti di emancipazione e di liberazione, in gran parte connessi con il pensiero del pedagogista e sociologo brasiliano Paulo Freire. 
Nel lavoro di ricerca e di intervento che andava sviluppandosi sul rapporto tra problemi umani ed organizzazione industriale, sia a livello di grandi interventi coinvolgenti le politiche nazionali e locali di vari paesi europei, sia a livello di specifiche organizzazioni. Arricchito dalla ripresa che il Tavistock Institute inglese farà dell’ottica lewiniana, la ricerca azione mirerà non solo a problemi di cambiamento, ma anche ad un assetto più rigoroso sul piano teorico-metodologico. 
In entrambi i contesti, comunque, vengono tenuti per fermi alcuni assunti di fondo che la letteratura posteriore ha poi variamente elaborato, ma che in sintesi sono i seguenti: 
La ricerca azione centralizza l’azione non solo come strumento per produrre cambiamenti o nuove forme di organizzazione, ma anche per produrre conoscenze. 
La riflessione (variamente condotta secondo gli indirizzi e le scuole) sull’azione è in grado di produrre conoscenze non altrimenti ottenibili con altri mezzi. 
La ricerca azione è sempre affidata a qualche forma di partecipazione più o meno estesa dei soggetti al cui ambito (di lavoro, di vita, di gruppo) è diretta, e richiede comunque la loro collaborazione. 
In virtù di quest'ultimo punto si concretizza l’ottica democratica essenziale che guida l’action research non solo a livello del suo contesto –per così dire- interno, ma anche a livello degli scopi e delle finalità a cui è diretta. Per certi versi, quindi, essa ha sempre un certo senso di emancipazione rispetto a situazioni esistenti sul piano materiale e/o culturale, che tocca insieme sia gli individui sia le organizzazioni. 

Tratto da LA PSICOLOGIA DI COMUNITÀ di Ivan Ferrero
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