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I modelli culturali come prospettiva

I modelli culturali come prospettiva


Ogni cultura è un punto di vista sulla realtà umana e fisica. In quanto tale, esso è parziale e limitato, anche se prende in considerazione la totalità dei fenomeni e si propone di fornirne una spiegazione soddisfacente e attendibile sulla base delle conoscenze in proprio possesso. Ma questa consapevolezza non è di tutti.
In passato prevaleva una forma di oggettivismo, in quanto prevede che non solo sia possibile conoscere la realtà così come essa è, ma anche che tale conoscenza sia vera, completa e trasparente. Ciò implica che la conoscenza di un oggetto o di un evento sia indiscutibile e inalterabile, eguale per tutti, al di là dell’esperienza soggettiva.
Siamo di fronte a una posizione teorica nota come naturalismo o realismo ingenuo. Per l’oggettivismo quindi un punto di vista parziale sulla realtà diventa il punto di vista unico e totale. Questa trasformazione pone fine a ogni forma di confronto, di dialogo, di pluralismo. A partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso si è fatta strada la concezione del costruttivismo per interpretare i processi di conoscenza della realtà. Le persone conoscono e organizzano l’esperienza mediante l’elaborazione di costrutti mentali. Al pari degli scienziati, esse si servono di tali costrutti per anticipare le situazioni e sono pronte a modificarli se risultano inefficienti. In tempi più recenti, sul costruttivismo si è innestato il costruzionismo socio-culturale, che pone in evidenza il primato delle pratisociali e conversazionalj come fonte di conoscenza e lilotore dell’evoluzione culturale. La costruzione della coìoscenza sarebbe così un processo corale e collettivo, condiviso dai partecipanti.
Il costruzionismo socio-culturale focalizza l’attenzione sulla molteplicità dei modi in cui il mondo è e può essere costruito. Tale costruzione sa- ebbe il risultato di una scelta e di una presa di posizione. I .a realtà è costruita nel discorso, momento per momento, all’interno di azioni situate nel loro contesto. Come conseguenza, il costruzionismo socio-culturale attribuisce grande importanza al linguaggio e alla conversazione, come dispositivi efficaci per cambiare e far evolvere il corso della cultura. Il modo in cui le persone parlano di se stesse e del proprio mondo determina la natura della loro esperienza. Non esistono dati oggettivi che non siano costruiti attraverso lo scambio. Sono le pratiche discorsive a tracciare l’orizzonte di riferimento di ciò che le persone considerano come reale.
Il costruzionismo socio-culturale, rendendo assoluto il singolo punto di vista di ogni cultura, rischia di sfociare in una sorta di relativismo radicale. Se ogni comportamento dipende solo dalle categorie e pratiche della propria cultura, non si comprende in che modo e con quali mezzi se ne possa uscire. Una posizione che consente di superare i limiti sia dell’oggettivismo che del costruzionismo socio-culturale è data dal realismo critico, che intende la realtà in quanto mediata dal punto di vista di un osservatore il realismo critico sostiene che ogni conoscenza è mediata e filtrata dall’osservatore, che adotta un certo punto vista applicato a specifici fenomeni ed eventi. L’oggettività va intesa non più in modo assoluto ma come intersoggettività (ossia come indipendenza dal singolo soggetto).
La conoscenza di un oggetto (o evento) diventa, quindi, la sintesi fra un certo punto di vista (o prospettiva) e l’oggetto (o evento) medesimo. Poiché l’adozione di una prospettiva è essenziale per l’attività del conoscere, le cose appaiono in modo differente a seconda della prospettiva da cui sono osservate.

Tratto da LA MENTE MULTICULTURALE di Anna Bosetti
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