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L’invenzione del rituale

L’invenzione del rituale    


La prescrizione di portare degli oggetti in seduta rappresenta un modo assai efficace per ritualizzare quanto vi viene agito. Il rituale familiare è assai più prossimo al codice analogico che non a quello digitale. L’aspetto apparentemente incomprensibile associato al carattere di formalità solenne, apre un’area di ambiguità tra reale e finzione, tra concreto e metaforico, che costringe la famiglia ad agire.    
Ma si tratta di un agire carico di interrogativi sul significato dei propri e degli altrui comportamenti e sulla motivazione di ciascuno alla terapia, come occasione di cambiamento.    
La cornice psicologica dell’atto rituale deve comunicare che ciò che essa include è un’azione rappresentativa o una “finzione”. Cioè un’azione che non sta sullo stesso piano ontologico di ciò che essa rappresenta o di ciò cui è opposta.    
L’obiettivo principale del rituale, sia esso sotto forma di prescrizione isolata o di drammatizzazioni ripetute in seduta, sarà quello di visualizzare il sistema mitologico della famiglia e di permetterne l’evoluzione

Tratto da TEMPO E MITO IN PSICOTERAPIA FAMILIARE di Antonino Cascione
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