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Geoeconomia e geopolitica economica

Le eleganti semplicità proprie del mondo bipolare, in cui tutte le competizioni geopolitiche mondiali erano riconducibili all’asse Est-Ovest, non esistono più. Con esse sono scomparsi anche
il condizionamento della politica sulla competizione economica fra USA, Europa e Giappone
il condizionamento esercitato dal confronto bipolare sulla conflittualità nel Terzo Mondo.
Di fatto, negli anni ’80 e ’90, il Sud-Est asiatico ha conosciuto un rapido sviluppo, che ha modificato la mappa geoeconomica mondiale. L’impatto sull’occidente sarebbe ancora maggiore se la sua aggregazione o integrazione economica avesse come polo catalitico la Cina. Tale modifica però, almeno per ora, è improbabile, a causa delle preoccupazioni che desta la crescente potenza militare di Pechino, che sta provocando un intenso riarmo in tutta l’Asia sudorientale.

Nei prossimi 20 anni i 3 poli geoeconomici del G7 (USA, Europa e Giappone) sono destinati a dominare l’economia mondiale.
Gli scenari più probabili potrebbero essere:
1. i 3 poli del mondo industrializzato continuano una politica di collaborazione nel quadro del G8 o del WTO, i quali riescono a far rispettare le norme che garantiscono la libera concorrenza e l’apertura dei mercati e facilitando lo sviluppo del Terzo Mondo  si darebbe vita a un sistema economico globale, basato sul multilateralismo e sul rispetto di regole concordate = lo scenario più favorevole per la crescita dell’economia mondiale
2. i 3 poli si trasformano in blocchi economici contrapposti, dando vita a conflitti geoeconomici per ottenere vantaggi marginali e proseguendo, nel contempo, sulla via della loro integrazione a livello regionale = una soluzione che danneggerebbe la crescita globale
Tale scenario avrebbe origine nella rottura dell’intesa transatlantica e nella contrapposizione fra euro e dollaro. Inoltre, non è detto che il Giappone possa divenire il centro del polo del Sud-Est asiatico, trasformandolo in blocco. Il Giappone non può, infatti, permettersi una contrapposizione economica totale con gli USA, della cui protezione avrà sempre bisogno nei confronti della Cina
3. il processo di balcanizzazione in atto in campo politico e strategico si estende anche al campo economico, con il ritorno del protezionismo, il collasso di molte economie e le conseguenti crisi sociali e politiche, con l’aumento della conflittualità, sia interna sia interstatale  si entra in un clima di guerra o guerriglia geoeconomica generalizzata
Si verificherebbe una rinazionalizzazione competitiva anche in campo strategico, con ulteriore instabilità per tutto il sistema internazionale e la possibilità di formazione di coalizioni contrapposte.
Ovviamente, sono possibili scenari intermedi; anzi, il più probabile sembra proprio essere quello promiscuo, in cui si combinano in vario modo le 3 ipotesi, in una dialettica costante fra la ricerca dell’efficienza economica e quella politica interna. Ciò che sembra improbabile è la possibilità di una global governance considerata legittima da tutti.
Tra gli scopi geopolitici è compreso quello del miglioramento strutturale o contingente della posizione competitiva della propria economia sul mercato mondiale, obiettivo che travalica il settore propriamente economico e, in particolare, quello dell’economia politica internazionale  lo scopo ultimo della geoeconomia è, in sostanza, quello dell’espansione, o quanto meno del mantenimento, del rango economico e politico mondiale del proprio sistema paese, partecipando attivamente al governo del mondo in tutte le sedi in cui sono definite le regole del gioco, in modo che esse siano conformi ai propri interessi o, quanto meno, non siano loro contrarie.
L’11 settembre ha attenuato, almeno temporaneamente, la centralità dell’economia, ponendo nuovamente in rilievo il monopolio della forza legittima esercitata dallo stato e il suo ruolo fondamentale per la protezione dei cittadini. Ma esso non ha modificato la realtà e le tendenze forti della geopolitica mondiale e il ruolo giocato dalla geoeconomia.

Tratto da GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA di Elisa Bertacin
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