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Mukarovsky: il rapporto tra l' attore e le altre componenti dell'opera


Per analizzare in modo rigoroso il problema dell'attore in relazione alle altre componenti dell'opera seguiremo la traccia di un saggio di Jan Mukarovsky, che pur essendo del 1931 costituisce ancora uno strumento efficace per i nostri scopi. Mukarovsky studia il problema dei rapporti tra le componenti strutturali dell'attore (cioè i vari piani in cui si articola la sua prestazione) e il metodo di composizione del racconto cinematografico.
Il film assunto come campione per l'analisi è Luci della città di Charlie Chaplin. Essendo l'attore una struttura parziale del testo, prima di tutto bisognerà individuare le principali relazioni tra l'attore e le altre componenti parziali. Egli ne individua tre.

- Tra attore e spazio scenico. Vediamo le differenze tra la regia di Dreyer in La passione di Giovanna d'Arco, tutta basata sul primo e primissimo piano, finalizzata a isolare l'attore dallo spazio e assolutizzare l'espressione della sua interiorità e la regia di John Ford, dove attore e spazio scenico sono mantenuti in un rapporto di equilibrio, nonostante la forte caratterizzazione del suo interprete più tipico, John Wayne.
   
- Tra attore e testo drammatico. Ci sono film che richiedono una totale subordinazione dell'attore al testo. È quanto avviene in quei film a forte impostazione teatrale o comunque pensati in funzione soprattutto del testo drammatico, come nei film di Bergman o nei rifacimenti filmici di testi di Tennesse William.
   
- Tra attore e gli altri colleghi. Proprio il film di Chaplin offre l'esempio della subordinazione della recitazione di tutti gli altri attori a quella del protagonista: in questo caso infatti Chaplin è l'asse attorno al quale si accentrano tutti i personaggi per il quale esistono.


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