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L'autoriflessività, Marcello Walter Bruno



L’autoriflessività in Bruno è al contempo principio fondamentale di spiegazione di una molteplicità di fenomeni e concetto dai confini troppo spesso indefiniti e mutevoli; a ben vedere la sua autoriflessività acquista almeno due diverse valenze:
- contestuale: i film si giudicano solo in relazione ad altri film
- intratestuale-sostanziale: ogni film che mette in scena uno sguardo o un corpo attoriale è già di per sé metacinema
Il film operazione vale di più del film opera, l’autoriflessività è un destino dell’immagine e proprio per questo il vero regista è colui che sa raddoppiare l’autoriflessività di base con il plusvalore intenzionale della propria coscienza metacinematografica: egli essendo sempre perfettamente conscio del proprio meta-operare è il miglior critico di se stesso.
Allo stesso modo, il metacritico svetta sopra la comunità degli stupratori, entrando in relazione di simpatia con l’operazione testuale.

Tratto da CRITICA CINEMATOGRAFICA di Nicola Giuseppe Scelsi
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