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Pavel e l'interpretazione del mondo della finzione

Pavel e l'interpretazione del mondo della finzione




Si è visto quindi come in Searle l’enunciato di finzione, nella misura in cui finge di avere un intento referenziale, è tagliato fuori dalla realtà al punto che i termini di finzione significano, ma non denotano, il mondo reale. Partendo da questa osservazione e prendendo in prestito da Walton il principio secondo il quale per comprendere lo statuto degli enti di finzione si deve tener presente che entrare in una storia significa innanzitutto sperimentare una seduzione, come un gioco di fantasia del tutto analogo a quello dei bambini che fingono, Pavel in Mondi di invenzione si sforza di precisare quali sono le relazioni che fanno corrispondere gli oggetti della storia a quelli del nostro mondo. Guardando al mondo d’invenzione dall’interno, si può ammettere da un lato che lo spettatore prenda per vero il mondo di invenzione per il tempo in cui sono immersi nel gioco e, dall’altro, che possiedano un insieme di regole corrispondenti, che sono altrettanti operatori di verità del far finta: questi due universi, finzione e realtà, sono correlati dalla relazione di corrispondenza “considerato come”.  
Lo spettatore coinvolto in un film prova nei confronti degli enti di finzione una intimità tale che trema per loro o a causa loro, un po’ come nei sogni; questa immersione nella finzione è indipendente dall’illusione rappresentativa: nonostante il nostro schematismo, i cartoni animati, e in particolare quelli giapponesi, offrono al bambino un mondo abitabile, perché risolvono metaforicamente le difficoltà che lui incontra nella realtà. Pavel mostra anche che il fare “come se” si basa sul principio di scostamento minimo, secondo il quale interpretiamo il mondo della finzione riportandolo il più vicino possibile alla realtà che conosciamo; Eco afferma dal canto suo che questo significa che i mondi narrativi sono parassiti del mondo reale. Quando la finzione produce i suoi effetti, c’è un momento in cui il ricettore tratta le situazioni narrative inedite come tratterebbe qualsiasi altra informazione nuova, di finzione o meno: l’io nella finzione prende in esame territori ed eventi intorno a se con la stessa curiosità e ansia di vedere in atto al dinamica tra identità e differenza di chi viaggia in un paese straniero, e più il paese è sconosciuto, più richiede uno sforzo di comprensione a quel visitatore che è l’io d’invenzione. Accanto alla distanza oggettiva tra il mondo dello spettatore e il mondo d’invenzione, è ugualmente probabile, secondo Pavel, che lo stile della presentazione di invenzione possa autonomamente far crescere o diminuire la distanza percepita.

Tratto da RAPPORTO TRA REALTÀ E FINZIONE di Nicola Giuseppe Scelsi
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