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La riflessività come atto interpretativo della critica



Ma la riflessività è anche un concetto che lega la sua enorme efficacia al fatto di essere rilevabile praticamente su qualsiasi piano di qualsiasi costrutto testuale. Sul livello dell’analisi concreta questo significa che la riflessività è ovunque, basta saperla vedere.
Bordwell ipotizza che il critico proceda mentalmente ad un sillogismo di base che si ripete identico nella maggior parte dei casi; vediamolo, con a fianco l’esempio del film di La finestra sul cortile:




Se definiamo l’entimema come un sillogismo ellittico le cui premesse sono verosimili, poiché il contenuto di 1 non è vero per necessità e il passaggio da 1 a 2 è problematico, possiamo dire che il processo seguito dal critico nell’attribuzione di significati autoriflessivi risulta quasi sempre di tipo entimemico. Ma non è questo il punto.
Non si tratta di fornire un frame per una teoria generale degli atteggiamenti riflessivi. Dal punto di vista degli atti di interpretazione il fatto interessante è che il critico confonde appositamente nozioni di riflessività diverse tra loro col fine di poter disporre di un frame compatto ed euristicamente pervasivo, capace di funzionare come una scatola nera in cui fare entrare di tutto.

Tratto da CRITICA CINEMATOGRAFICA di Nicola Giuseppe Scelsi
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