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Caratteristiche degli atti linguistici


In una prospettiva pragmatica l’analisi si apre in una dimensione interdisciplinare, connessa alle posizioni dell’empirismo oxoniense e in particolare della filosofia analitica di Austin. Nel saggio Other Minds, egli concentra l’attenzione sugli enunciati che non possono essere definiti sulla base del giudizio di verità o falsità. Tali enunciati, definiti performativi, a differenza di quelli constatativi, non possono essere né veri né falsi in quanto usati non per dire ma per fare qualcosa.

In una seconda fase della sua analisi, Austin allargherà il concetto di performatività distinguendo prima tra performativi espliciti (alla prima persona singolare del presente indicativo) e performativi primari (o impliciti) che si disambiguano attraverso le circostanze, il modo del tempo, gli avverbi.

Identificata come proprietà di enunciati particolari, la performatività viene ad essere identificata come una componente costitutiva di tutti gli enunciati. Tutto quello che diciamo può avere, esplicitamente o implicitamente, valore performativo, cioè valore di azione.

Distinguiamo varie dimensioni di un atto linguistico: l’atto locutorio, o l’enunciare una frase in conformità alle regole fonologiche, morfologiche o sintattiche di una lingua; l’atto illocutorio, o l’azione linguistica compiuta dal parlante (ad es. promettere, ordinare, ecc.); e l’atto perlocutorio, o il produrre un determinato effetto tramite l’azione linguistica (ad es. convincere, impedire, ecc.).

L’identificazione dell’atto compiuto dal parlante nel proferire la frase non è priva di problemi. Nella frase “Chiudi la porta” si compie un atto locutorio costituito a sua volta da tre tipi di atti: fonetico, fatico e rhetico (cioè l’uso dei vocaboli con un certo senso e un certo riferimento). Rivolgendo quelle parole a una persona appropriata nelle circostanze appropriate, con l’intenzione di ordinargli di chiudere la porta, si compie un atto illocutorio, l’atto di ordinare. Mutando le circostanze, la stessa frase può essere proferita per chiedere o per permettere a qualcuno di chiudere la porta.

La mancanza di teoria generale in Austin ha portato e reintrerpretazioni del suo pensiero, modificandone spesso gli aspetti. Tra le rielaborazioni, consideriamo quella di Searle, per cui atto linguistico e illocutorio coincidono. Ogni atto linguistico è necessariamente un atto illocutorio. Gli enunciati performativi proposti da Austin sono riclassificati come rappresentativi, direttivi, commissivi, espressivi e dichiarativi.

Tratto da INTRODUZIONE ALLA LINGUISTICA APPLICATA di Domenico Valenza
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