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La creatività crociana (di parole)


Parte, viceversa, dall’idea dell’irriducibilità delle lingue a calcolo logico Benedetto Croce che esclude da queste qualsiasi aspetto astratto e logico-matematico. Seguendo la corrente neo-idealistica della prima metà del Novecento in cui semantica e stilistica si incontrano nell’estetica e nella critica, viene ora difeso il libero significato inteso come momento soggettivo ed irripetibile della creatività dello spirito. L’identificazione di linguaggio ed arte fa sì che l’attenzione sia rivolta sostanzialmente ai messaggi poetici e alla perenne novità dell’intuizione espressiva. Per il Croce dell’Estetica il linguaggio è perpetua creazione. Ciò che viene espresso una volta con la parola non può ripetersi: in quanto espressione poetica prodotta dal soggetto parlante ogni emissione di voce dovrà associarsi ad un senso nuovo. Lepschy ricorda che le idee di Croce riconoscono al linguaggio una forza creatrice attiva e non un mezzo di comunicazione sociale che serva a trasmettere informazioni o ad agire sul prossimo per fini pratici. Dunque, è il rapporto intimo ed essenziale tra linguaggio ed arte che sottolinea il carattere linguistico di ogni espressione artistica e il carattere artistico di ogni espressione linguistica. Si mette in luce da questo punto di vista l’aspetto fantastico, poetico, che c’è anhce nella produzione più quotidiana e che è in rapporto con le più alte opere di poesia: la differenza è solo di grado e qualità.

Tratto da SEMIOTICA E COMUNICAZIONE di Niccolò Gramigni
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