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Gli effetti di quota novanta del fascismo

Effetti sul sistema finanziario monetario di quota novanta


EFFETTI NEGATIVI
- Genera un calo delle esportazioni, che ha un effetto negativo anche sulla bilancia commerciale. Quindi questa manovra va contro l’esigenza di risanare la bilancia commerciale.
- La rivalutazione della moneta va insieme ad una politica  di deflazione (riduzione dell’inflazione) che nel caso italiano ha provocato un rallentamento della produzione.
EFFETTI POSITIVI
- Si pagano meno le importazioni, soprattutto di materie prime.
- Stabilizzando la moneta si favorisce la formazione del risparmio.


Effetti sul sistema economico di quota novanta

Consolidamento della base industriale, però viene fondato su un’organizzazione della produzione.
Quota novanta favorisce la formazione di cartelli industriali, si sviluppano quindi grandi gruppi industriali che tendono a fare i cartelli. Questo segnerà tutto l’assetto economico italiano fino al 1970.
PRINCIPALI CARTELLI
- MECCANICO SI: legato all’industria elettrica e che ha come capofila la Edison.
- CHIMICO : che ha come capofila la Montecatini.

Taglio del costo del lavoro. (Approvato dal Regime)
I salari vennero ridotti del 15%. Questo processo andò di pari passo con l’approvazione di una legge, CODICE ROCCO, che ha retto l’ordine pubblico fino all’introduzione della nostra costituzione.
Questa legge proibiva gli scioperi e le associazioni sindacali. I sindacati e le rappresentanze dei lavoratori erano integrati nelle CORPORAZIONI DEI LAVORATORI E nelle CORPORAZIONI DEGLI IMPRENDITORI. Erano nominate dal governo e per ogni corporazione (che era per professione) c’era a capo un GERARCA FASCISTA. In questo modo le corporazioni erano riconosciute e controllate dallo Stato. Queste corporazioni costituivano il 2° ramo del parlamento, con la funzione di consulenza del governo.
I cartelli e il taglio del costo del lavoro con la politica quota Novanta, rappresentano la condizione con cui il governo dà avvio alla GRANDE IMPRESA meccanico siderurgica, elettrica e chimica.
Nel 1926 venne fatta un’ennesima riforma del sistema bancario.
La riforma prevedeva che:
- la Banca d’Italia, come Banca Centrale, non solo ha l’unicità di emissione di banconote, ma ha dei limiti per l’emissione: deve detenere una riserva metallica per il 16.5 % della circolazione monetaria. Questa riserva non andava in circolazione ma serviva per evitare le speculazioni.
- La Banca d’Italia stabilisce il TASSO UFFICIALE DI SCONTO.
- La Banca d’Italia ha poteri di vigilanza e autorizzazione del sistema creditizio, gestisce quindi il credito.
Per aprire una filiale bisognava avere l’autorizzazione della Banca.
Il ministro Volpi, con questa riforma, voleva trovare un’autorità che gestiva e controllava il credito, per evitare tutte le crisi.
Però in questa riforma manca la regolamentazione tra la Banca Mista e l’Impresa. Proprio la causa della crisi non viene toccata, questo perché:
- RAGIONE POLITICA : il Regime aveva fatto una grande alleanza con il mondo industriale e della borghesia, per questo era pericoloso andare a toccare gli interessi degli imprenditori. Inoltre quasi tutti i banchieri erano iscritti al Regime fascista.
- RAGIONE ECONOMICA : se si punta a sviluppare la grande impresa e i cartelli industriali, non si può eliminare una delle fonti di approvvigionamento del credito, ovvero la Banca Mista.
Però non modificando questo rapporto, al sistema che cresce e si sviluppa rimane questo virus al suo interno.
Nel 1928 l’Italia sta sviluppando il processo di industrializzazione: è un paese che punta a essere sviluppato industrialmente, legato alla meccanica siderurgica, alla chimica e al fattore energetico. Inoltre punta ad essere autarchico dal punto di vista agricolo. Però non ha ancora risolto il problema tra credito e impresa.
Avviene così un fenomeno che riguarda tutto il mondo.

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