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Il gruppo dei pari in adolescenza


Nella fase preadolescenziale i ragazzi danno vita a gruppi sociali a formazione volontaria, detti anche ‘gruppi spontanei’.
I bisogni ai quali il nuovo gruppo risponde non consistono più solo nel desiderio di trovare condizioni favorevoli per i giochi ma comprendono anche desideri di esperienze nuove da compiere al di fuori del controllo degli adulti, di scoperta e verifica delle proprie abilità, di elaborazione in condizioni di parità delle nuove conoscenze ed emozioni.
Il gruppo è costituito da ragazzi che abitano più o meno nello stesso quartiere (in quanto la possibilità di spostarsi a questa età è ancora ridotta) e si presenta come una sorta di ‘microcosmo sociale’ poiché ancora non sono evidenti separazioni nette per ceto o classe socio-economica. Anzi, la variabilità socioculturale è inizialmente un elemento caratterizzante il gruppo preadolescenziale. Queste organizzazioni spontanee rispondono alla necessità di soddisfare diversi bisogni:
bisogno di fare esperienze nuove in condizione di ‘marginalità psicologica’. La dimensione del gruppo rafforza il desiderio d’avventura, d’esplorazione, di scoperta di luoghi ignoti e situazioni sconosciute, d’affinamento di nuove competenze; di fatto, il gruppo appoggia e promuove l’uscita dal guscio familiare.
bisogno di recuperare la sicurezza perduta a causa della marginalità psicologica. Le paure prodotte dalle ‘fughe in avanti’ vengono contenute e ricomposte dal gruppo di pari che si pone come nuova famiglia sociale, attenuando i sensi di colpa e fornendo il necessario coraggio per affrontare l’ignoto;
bisogno di avere uno specchio. Le capacità cognitive e sociali che l’adolescente sta maturando, anche grazie all’esperienza di gruppo, trovano a loro volta espressione nel gruppo in quanto ‘laboratorio sociale’: sono gli altri che ci osservano da angolature privilegiate, che ci rimandano la nostra riuscita, la presenza in noi di abilità, o viceversa le nostre difficoltà nell’affrontare i compiti evolutivi. La reazione del gruppo diviene allora, per l’adolescente, lo specchio per misurarsi, per valutare abilità comportamentali, cognitive, affettive e relazionali.

La funzione primaria giocata dal gruppo maschile è quella di fornire uno strumento di coalizione nei confronti della dipendenza dai genitori, aiutando il singolo ad indirizzare le nuove energie fisiche e mentali verso la soggettività sociale e l’eterosessualità.
Maschi e femmine sembrano “vivere la stessa adolescenza apparentemente unisex”, in quanto si vestono in modo simile, ascoltano la stessa musica, leggono gli stessi libri, frequentano gli stessi luoghi di ritrovo, compiono percorsi di studio simili. Tuttavia, dietro l’apparente omologazione, la trama affettiva e cognitiva di adolescenti femmine e adolescenti maschi è assai diversa. Questo avviene non solo perché il gruppo femminile tende, sotto la spinta del più precoce sviluppo puberale, a costituirsi prima e ad avere un’organizzazione meno strutturata e meno gerarchica della ‘banda’ maschile. Ma anche perché la differenza sessuale si ripercuote in esigenze diverse: “da un lato la spinta fallica dei maschi verso l’esterno, dall’altro l’esigenza femminile di indagare il proprio mondo interiore”.

Tratto da ADOLESCENZA E COMPITI DI SVILUPPO di Anna Bosetti
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