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Deleuze, immagine-affezione e immagine-pulsione



L’immagine-affezione trasforma il reale in possibile, mettendo in crisi il principio di identità e riconoscibilità, e al tempo stesso, con il possibile, consente l’attualizzazione del reale; la teoria dell’immagine-affezione si collega alla teoria dello straniamento dei formalisti russi, secondo cui l’arte sottrae gli oggetti ai loro abituali automatismi, nonché alle teorie dell’immaginario di Sartre e Morin, che collegano reale ed irreale e vedono il secondo come “possibilità pura” creata dall’immaginario, analoga alla “primità” peirciana.
L’immagine-pulsione è determinata da “mondi originari” e “pulsioni elementari”; il “mondo originario” non è uno spazio qualsiasi, sebbene gli sia simile, perché appare solo in fondo a “mondi determinati”; il mondo originario attiene al naturalismo, quello determinato al realismo, dove il primo (Zola) implica una sovradeterminazione ideologica del secondo; il mondo originario è alla base di quelli determinati ma non coincide con essi; occorre distinguere “affetto” come “espressione” e “pulsione” come “impressione”, e l’immagine-pulsione si colloca tra primità (affezione) e secondità (azione), “un affetto degenerato” o “un’azione embrionata”, la raggelazione dell’azione in uno stato non esprimibile dall’immagine-affezione; nell’immagine-pulsione il soggetto perde le proprie caratterizzazioni sociali per divenire “animale”, in gesti che rimandano a un’energia originaria legata al flusso di materia e costituiscono il “mondo originario”. Si distinguono “pulsioni elementari” come fame, sesso e denaro, e “pulsioni complesse” come quelle spirituali (Buñuel); gli oggetti delle pulsioni sono “feticci” e “frammenti”, collegati in quanto la frammentazione del mondo ritaglia oggetti passibili di divenire feticci; la legge delle pulsioni è l’esaurimento di un ambiente per passare ad un altro; l’immagine-pulsione rende il mondo reale un insieme di sintomi, ma al tempo stesso tali segni sono “impastati” con quelli di affezione ed azione; si ha pertanto u primo piano – feticcio (oltre a quello di affezione) tipico dell’immagine-pulsione.

Tratto da SEMIOLOGIA DEL CINEMA di Massimiliano Rubbi
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