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Le opere di Elsa Morante: Menzogna e sortilegio

La componente fantastico-favolosa è importante nell'opera della Morante: già nei racconti de Il gioco segreto, il mondo dell'infanzia appare insieme splendido e minacciato da forze oscure.

In Menzogna e sortilegio (1948), queste componenti sono sviluppate in un intreccio complesso, in cui confluiscono bisogno del meraviglioso e un mondo onirico e inquietante. A raccontare la storia è Elisa. Rimasta solo dopo la morte della madre adottiva, la prostituta Rosaria, ricostruisce le vicende della sua famiglia siciliana attraverso tre generazioni, tra Ottocento e Novecento.

La madre Anna, pur innamorata del cugino Eduardo (che gli preferisce Rosaria), sposa Francesco, da cui nasce Elisa. La piccola borghesia è al centro con il suo desiderio di ricchezza e di scalata sociale. I personaggi mentono a se stessi, come se la realtà sia un orrore da nascondere. Il tema della madre perduta è infine autobiografico: la Morante aveva un padre anagrafico e uno naturale.

Da Dostoevskij la Morante riprende la componente ossessivo-maniacale, evidente nelle relazioni fra i personaggi. A completare un quadro di modelli distanti dal Neorealismo, c'è l'interes-se della Morante verso i romanzi cavallereschi come l'Orlando Furioso e il Don Chisciotte.

Tuttavia, nonostante modelli sorpassati, il romanzo propone una tematica novecentesca: l'ango-scia per lo scontro con una realtà che può distruggere i miti dell'infanzia e l'equilibrio psichico. E la scommessa finale di Elisa è in fondo accettare la perdita dei miti-menzogna e la durezza del reale.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Domenico Valenza
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