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Immagine-relazione in Deleuze. Laurel & Hardy e i Marx


Deleuze compie una trattazione del cinema in quanto espressione filosofica, e ciò che conferisce al cinema tale ruolo è la riflessione sullo spazio-tempo mediante la sua organizzazione; l’immagine-relazione esprime la terzità, che in Peirce è la sintesi di qualità e fatto (primità e secondità) e perciò attiene al pensiero e all’interpretazione, e che in Deleuze viene ricollegata alla relazione come sintesi di potenza e attuazione; Deleuze distingue relazioni naturali e astratte, e le prime riguardano il significato, con serie di immagini e fatti contigui, le seconde connettono immagini unite in base a circostanze comuni e costituite come un tutto in base ad una legge non naturale; gli “atti”, a differenza delle “azioni”, contengono una dimensione simbolica ed interpretativa (e non semplicemente percettiva e affettiva), e perciò l’immagine-relazione, legata agli atti, è eminentemente mentale ed ha per oggetto di pensiero oggetti esistenti al di fuori del pensiero; l’immagine-relazione nel film si ha quando lo spettatore lo interpreta in base alla costruzione del regista, in quanto il film non contiene, secondo Deleuze, oggetti di pensiero, bensì immagini esistenti oltre il pensiero che diventano immagini mentali solo per lo spettatore interpretante (e per Deleuze stesso, che così può analizzare il cinema).
Nel burlesque americano, Deleuze considera esempio di primità Henry Langdon, di secondità Laurel & Hardy e di terzità i fratelli Marx; Langdon è un’immagine-affezione pura, una potenzialità incapace di passare all’atto e che perciò rifiuta l’atto, mentre Laurel & Hardy sono una dualità con l’ambiente e tra di loro, con Laurel come lato affettivo e Hardy attivo ma travolto dalla materia esterna; Harpo, Chico e Groucho Marx sono nell’ordine primità, secondità e terzità, affezione (e pulsione), azione e relazione (astratta), da gesto (Harpo) a parola (Chico) a ragionamento nonsense (Groucho).

Tratto da SEMIOLOGIA DEL CINEMA di Massimiliano Rubbi
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