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Il romanzo "L'isola di Arturo"

Negli anni Cinquanta la Morante lavora ad alcune poesie dallo stile immediato, raccolte in Alibi. Scrive anche racconti, come Lo scialle andaluso, confluiti nella raccolta dal titolo omonimo (1963). Tali opere anticipano il romanzo L'isola di Arturo, del 1957, al cui centro vi è il passaggio dall'infanzia all'adolescenza di Arturo, orfano di madre e lasciato solo per lunghi periodi dal padre Wilhelm. Il piccolo abita nell'isola di Procida, dove costruisce un suo mondo fiabesco.

Nel primo capitolo dell'opera, Arturo ripercorre la propria infanzia nell'isola e nella casa (un'isola nell'isola), racconta la sua solitudine e le Certezze Assolute, leggi segrete dell'infanzia. Quando Wilhelm conduce a Procida la sua nuova sposa, la sedicenne Nunziatina, scoppia una crisi, che porta Arturo a scoprire le tendenze omosessuali del padre. Dopo aver scoperto la propria sessualità con la vedova Assunta, Arturo lascia Procida e si allontana in piroscafo.
Se l'infanzia è come un paese felice, del quale il padre è assoluto regnante, la fase dell'adolescenza si svolge tra continui contrasti: emblematico il rapporto con la matrigna Nunziatina, all'insegna del rancore, della gelosia e poi dell'attrazione erotica. Nell'Isola di Arturo, insomma, gli elementi simbolici e fiabeschi s'intrecciano con quelli psicologici.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Domenico Valenza
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