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I Song meridionali

I Song meridionali (1127-1279)

All’inizio l’impresa di restaurazione intrapresa da Huizong sembrava disperata: continuava da Nord l’avanzata inarrestabile dei Jin, mentre nei territori ancora sotto la sua sovranità scoppiavano violenti conflitti fra i sostenitori stessi della dinastia. La nuova capitale meridionale, inizialmente stabilita a Nanchino, dovette essere spostata ancora più a sud nel 1138. Poi, fortunatamente, il clima e la difficile conformazione delle province centrali, resero ardua l’avanzata per i soldati barbari e la situazione si normalizzò, seppure con il controllo della dinastia ancora esteso solo alla metà dei territori imperiali. 
Nel 1142 venne stipulato il trattato di pace tra i Song e i Jin: i primi riconoscevano la sovranità dei secondi, dai quali ricevevano l’investitura a governare nel sud, e ai quali si impegnavano a pagare un forte tributo annuo in argento e seta. Il trattato assicurò ad entrambi gli imperi un lungo periodo di pace, che fu interrotto solo brevemente dai Jin nel 1162 senza che si giungesse ad una nuova situazione. Verso la fine del XII secolo una nuova campagna militare fu intrapresa dei Song, ma l’esito fu pessimo e così, nel 1208, si giunse ad un nuovo trattato di pace in cui il tributo veniva aumentato. 
La tensione fra Song e Jin si riaccese in quegli stessi anni a causa dell’ascesa di un nuovo regno a Nord dell’Impero Jin, quello dei mongoli di Gengis Khan. Come un secolo prima, i cinesi scelsero di allearsi alla potenza più lontana (i mongoli) contro quella più vicina (i Jin), ma, proprio come nella precedente situazione, i nuovi alleati si dimostrarono più pericolosi dei vecchi nemici. Le ostilità fra mongoli e Jin si aprirono nel 1221 con il successo dei primi, che ne conquistarono gran parte dei territori, fra i quali la Manciuria e la regione attorno a Pechino. I Song, compreso ormai il pericolo rappresentato dai mongoli, si allearono con il regno di Xi Xia, il quale, nel frattempo, era stato attaccato da Gengis Khan (che morì in battaglia nel 1227). I suoi successori però avrebbero completato vittoriosamente la guerra nel giro di pochi anni, estendendo il controllo mongolo su tutta la Cina settentrionale ed annientando definitivamente i Jin nel 1234. 
Lo scontro fra mongoli e Song Meridionali divenne un confronto militare diretto a partire da questa data. Le armate mongole penetrarono passando attraverso il regno sino-barbarico di Dali e conquistando l’importante provincia del Sichuan, da dove si spostarono verso oriente in direzione del Vietnam, dove posero fine al regno del Gran Viet. Solo un contrattempo causato dalla questione della successione al trono mongolo ritardò la campagna per la conquista dell’Impero Song, il quale appariva stranamente debole ed indifeso, nonostante il suo livello di prosperità e di fioritura artistica fosse giunto ai massimi livelli mai raggiunti dalla civiltà cinese. 
In realtà l’esercito Song era all’epoca uno dei più moderni del tempo, con truppe professioniste ottimamente addestrate ed armate, dotate di armi da fuoco e di una potente flotta militare; la stessa superiorità dei mongoli a cavallo inoltre, non poteva essere fruttata appieno nel difficile territorio della Cina centrale, dominato dagli acquitrini o dalla vegetazione folta e rigogliosa. Perché allora i mongoli riuscirono a conquistare un impero che, per popolazione, sviluppo economico e livello culturale, era senza ombra di dubbio il più avanzato del pianeta in quel periodo? Una possibile spiegazione è che il malfunzionamento dell’apparato militare sia stato il risultato di precise scelte politiche compiute dalla dinastia Song in accordo con gli interessi delle grandi corporazioni commerciali e dei grandi proprietari terrieri (i quali si ribellarono ogni qualvolta furono decise tasse straordinarie per finanziare le campagne di riconquista del Nord). L’eccesivo potere acquisito dai militari durante gli ultimi anni della dinastia Tang era stato la causa della disgregazione del paese; naturale quindi che la maggior preoccupazione di tutti i sovrani Song fosse sempre stata quella di riuscire a limitare il potere dei militari stabilendo il primato dell’amministrazione civile, anche a costo di inefficienze nella conduzione delle guerre. Questa scelta da parte della dinastia, e delle lobby commerciali e terriere, pare evidente nelle guerre contro i Jin, quando si preferì cedere al pagamento di lauti tributi piuttosto che affrontare i costi e i problemi che le campagne militari avrebbero comportato. La tesi che si propone (ben lungi comunque dal poter essere confermabile), è che i militari furono in qualche modo ostacolati, o perlomeno ridimensionati, nelle loro potenzialità, per il timore che ritornassero a prendere il sopravvento come era avvenuto in epoca Tang. 
Così nel 1273 l’esercito mongolo entrò in territorio Song; intanto il governo centrale era stretto far le proteste dei latifondisti -arrabbiati per gli espropri necessari a sanare il grandissimo deficit statale- e i crescenti contrasti con i militari, consapevoli del loro potere ora che il paese era cinto d’assedio. Nel 1276 la capitale cadde in mani mongole e nel 1279 si esaurì anche l’ultima resistenza. La dinastia Song fu deposta e l’Impero diventava dominio mongolo.

Tratto da STORIA DELLA CINA di Lorenzo Possamai
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