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Popolazione e altitudine

Altro elemento di osservazione può essere la relazione tra l’insediamento della popolazione e l’altitudine. 
Tale relazione è naturalmente nettamente inversa rispetto a quella precedente. C’è da segnalare che monti e zone interne dei continenti zone solite coincidere in modo che questa relazione è correlata con la precedente considerazione relativa allo spopolamento delle parti interne dei continenti. Eccezioni a questa regola generale sono l’Africa centrale ed orientale, dove risiede molta popolazione insediata nella regione interna dei grandi laghi e dell’altipiano etiopico o nella parte settentrionale della cordigliera andina. La relazione tra densità demografica ed altitudine è evidente quanto ovvia nelle alte latitudini piuttosto che nelle basse. Infatti nella fascia intertropicale l’altitudine e conseguentemente le parti interne dei continenti, possono essere trasformarsi in un fattore favorevole se si tengono in conto le generali condizioni bioclimatiche della zona. Mentre lungo le coste tropicali l’alto grado di umidità e le elevate temperature possono presentarsi come fattore negativo per un insediamento permanente, l’interno e nello specifico le terre più elevate offrono condizioni più gradevoli: clima più secco e temperature più miti. Oggi ad esempio abbiamo molti casi di città interne, alcune delle quali molto grandi ed a quota altimetrica elevata, in America settentrionale, America del sud ed Africa: Mexico, Quito, La Paz, Addis Abeba e Nairobi. La tabella n°4 contiene dati statistici relativi ad alcune regioni montane ed al loro popolamento umano. Si tratta nel complesso di superficie relativamente elevate rispetto al totale di quelle delle terre emerse, quasi il quindici per cento. La popolazione ivi insediata rappresenta invece il sette per cento circa del totale mondiale, mentre la densità, di circa venti abitanti per chilometro quadrato è meno della metà della media mondiale. La pendenza e l’asprezza della morfologia montana e soprattutto la stessa massa montuosa svolgono un ruolo preponderante nella restrizione dell’accessibilità, dell’abitabilità e dell’uso delle zone alte del mondo. D’altra parte ad eccezione di strette valli o pianure sedimentarie ubicate tra i massicci montuosi, i suoli non offrono grandi possibilità per le coltivazioni, può scarseggiare l’acqua e l’altitudine di per se stessa, molto spesso impone problemi fisiologici agli uomini. Comunque alcuni fattori economici, come l’esistenza di giacimenti minerari o di terre fertili (ad esempio nelle zone vulcaniche dell’America latina e dell’Asia), o particolari circostanze, come la fuga dalle coste nel periodo dello schiavismo, hanno fatto si che al di là di fattori reali alcune terre alte diventassero abbastanza popolate. I casi del Messico, Perù, Ecuador e Bolivia dimostrano di riscontro come nel corso dei secoli si siano potute sviluppare civiltà emergenti e assai sofisticate in quelle terre alte ed interne persino a quote superiori ai duemila e tremila metri di altezza. Le valli e le pianure al contrario sono tradizionalmente luoghi di insediamento. Tra gli altri fattori favorevoli si può anche in questo caso segnalare l’accessibilità favorita dal modellamento dolce dei rilievi, dai valichi nelle zone montuose e dai corsi d’acqua molto spesso navigabili, così come l’esistenza di microclimi favorevoli, abbondanza di acque e terre alluvionali fertili. Un caso interessante può essere considerato il fattore di insediamento che esercitano le aree di contatto tra rilievi montuosi e pianure, vale a dire le zone pedemontane. Ci sono molti esempi nel mondo di zone di questo genere che sono diventate importanti fulcri di popolamento. Una zona assai rappresentativa è la famosa fall line nord americana, alle falde orientali degli Appalachi dove si sono sviluppate grandi città (per esempio Atlanta) ad una distanza notevole dalla costa che dalla Carolina fino alla florida è praticamente spopolata. Anche in vari paesi d’Europa, ai piedi delle Alpi o dei Pirenei si trovano città di notevoli dimensioni e zone altamente popolate. 

Tratto da GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA di Filippo Amelotti
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