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Otello e la tragedia dell'assoluto


La vicenda di Otello e Desdemona è una narrazione metaforica, una riproduzione allegorica della pretesa alla conoscenza assoluta (amore totale) che conduce al suo esatto contrario qualora si insinui il dubbio (la gelosia, la filosofia del sospetto) che conduce l'amore all'annientamento nella morte. La gelosia condivide con il sospetto filosofico l'intolleranza al dubbio, che non può convivere con nessuna forma assolutizzante, sia essa legata al sapere o all'amore, e che la trasforma nel non credere più in nulla, in alcuna possibilità di conoscenza, in alcuna possibilità d'amore.
Ciò che Iago insinua nella mente di Otello non sono altro che chiacchiere volgari e non sono senz'altro loro a scatenare la passione che distrugge, ma appaiono soprattutto conferme a qualcosa che Otello ha già in sé, di cui va cercando le prove per uscire dal dubbio. E’ più facile per Otello credere a Iago che a Desdemona, la quale pur testimonia con ogni suo gesto e parola l'amore. La fedeltà di Desdemona costringerebbe Otello a riconoscere, in lei, l'alterità, che egli ritiene impossibile trattenere nel possesso assoluto cui tende.
Ed è sull'alterità, sulla distanza tra i due che gioca Iago nell'insinuare il dubbio. L’insistenza è sul colore della pelle, che indica visibilmente la differenza tra Otello e Desdemona, eppure è il nero della pelle che offre a Otello il colore dell'eroe romantico, delle sue avventure. Desdemona viene conquistata dal valore e dall'eroismo di Otello, che apprende a conoscere sia nella sua mente che nel colore della pelle, nella fascinazione romantica dell'eroe perfetto. Per Desdemona è la stessa alterità di Otello che coincide con l'eroismo e l'amore per lui. Non così per Otello, che quest'alterità non riesce ad accettare e pensa non si possa preservare nell'incontro con Desdemona. Il dubbio mette in crisi purezza, perfezione, inalterabilità dell'amore.
Otello non accetta la differenza di Desdemona e la sua distanza ed emette la sentenza di morte. L’assassinio di Desdemona assomiglia ad un rito di negazione dell'elemento che disturba la perfezione del sistema e il suo gesto assume il significato di un sacrificio. La tragicità non è nelle cose, ma in noi. La tragicità può rendere ciechi davanti a sé e davanti agli altri.
La storia della nostra cultura si fonda su una serie di figure tragiche maschili, eroi/vittime, i cui destini si formano e si fondano sulla loro incapacità di vedere. Otello, invece, vuole troppo vedere, anche quello che non c'è, e questo gli impedisce in realtà di vedere veramente l'amore di Desdemona, la possibilità di un riconoscimento di alterità, di un incontro.
La paralisi, la trasformazione in pietra, che rende anche il cuore di pietra, sono le metafore di una conoscenza/amore che non sa, non vuole, aprirsi all'altro.
È qui che ci soccorre, quindi, una virtù, la fiducia, che ci aiuti a vivere senza che consentiamo alla tragedia di albergare in noi e realizzarsi per nostra volontà.

Tratto da NUOVE VIRTÙ di Anna Bosetti
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