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Cos’è l’utile?

Cos’è l’utile? 

Per cominciare, possiamo osservare il fatto che Tucidide presenti l’utile sotto 2 forme: 
− la promessa di un vantaggio, tangibile o meno 
− la minaccia di una punizione, che deve essere evitata 

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Possiamo definire utile = ciò che porta ad una ricompensa o ciò che permette di evitare una punizione. 
Ne è un chiaro esempio la campagna di Brasida per causare defezioni nella lega ateniese: nel suo discorso ad Acanto fa appunto una promessa (IV.86, la mia venuta significa libertà per la Grecia) e una minaccia (IV.87, con il fuoco e il ferro sul vostro paese tenterò di flettervi a viva forza). 
Anche gli Spartani, a seguito dell’incidente di Pilo, quando cercano una tregua con Atene promettono un vantaggio (IV.20, per voi si profila la conquista di una nuova gloria e della nostra riconoscente amicizia), ma minacciano anche una punizione, dato che l’esito del conflitto è ancora aperto (IV.20). 
In certi casi, si sottolinea solo il vantaggio: ne è esempio il discorso di Mitilene per convincere Sparta ad accoglierla nella sua alleanza, discorso nel quale i Mitilenesi sottolineano tutti i vantaggi che Sparta otterrebbe dalla loro amicizia (III.13): Atene è spossata dall’epidemia e dalle spese, la sua flotta è divisa; la defezione di Mitilene sarebbe d’esempio per tutti gli altri soggetti a staccarsi dall’impero. 
Più spesso, però, si parla di evitare una punizione, soprattutto nelle richieste di alleanza, in cui la principale argomentazione è “se non ci uniamo, il nemico comune ci sottometterà uno dopo l’altro” ⇒ l’utile consiste proprio nell’evitare questa sottomissione. 
Certamente, a questo punto, è chiaro come l’utile abbia un carattere multidimensionale, cioè va a coprire vari aspetti riconducibili ai concetti di guadagno o punizione. Ma, in maniera più specifica, nelle Storie, l’utile, cioè ciò che è vantaggioso per uno Stato è la sua sopravvivenza. Questa conclusione si può ricavare già dall’inizio dell’opera: 
− I.75: per la prima volta, gli Ateniesi giustificano il loro impero di fronte agli Spartani, affermando di averlo reso così grande soprattutto per il timore ispirato dallo straniero (i Persiani), in seguito per il nostro decoro (= gloria e onore), solo più tardi in vista del nostro utile (= guadagno di tipo materiale). 

Timore, decoro, utile: è quella la tripartizione delle motivazioni alla base dell’agire umano e, in questo caso, degli Stati. Tra i 3, però, spicca il timore. 
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La sicurezza è il primo fattore esplicativo del comportamento degli Stati, è il primo significato dell’utile, l’arco di volta su cui poggia tutto il resto. Questo non vuole sminuire le altre 2 motivazioni, ma esse, da sole, difficilmente possono creare il comportamento degli Stati. Gli elementi complementari cambiano, ma la sicurezza è una costante nel calcolo degli Stati. NB: di tutti gli Stati: per le piccole potenze, per le medie potenze, ma anche per la grande potenza egemonica. 
Esempi:
− Corcira: quando chiede l’alleanza di Atene, offre sicurezza e onore, ma insiste soprattutto sulla sicurezza (I.35, ci opporremo agli stessi nemici, garanzia che è la più certa); 
− Pericle: nell’orazione funebre ricorda la gloria dell’impero, ma prima ha parlato del pericolo a cui si esporrebbe la città se rinunciasse all’impero ⇒ parla di gloria e sicurezza; 
− Acanto: quando defeziona, incitata da Brasida, certo pensa alla gloria che le verrà dalla liberazione dal giogo ateniese, ma non bisogna dimenticare le minacce fattele da Brasida nel suo discorso in caso di resistenza; 
− Siracusa: quando decidono di uccidere tutti gli Ateniesi (Libro VII) pensano di acquistare gloria eterna, ma anche e soprattutto perché gli Ateniesi sono i nemici più temibili. 

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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