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La concezione dell’identità nella ricerca attuale

La concezione dell’identità nella ricerca attuale


Fra i vari autori che da Erikson sono ripartiti, Marcia (1966; 1980) fonda il suo studio sulla nozione di “impegno”. Nel corso dell’adolescenza, il ragazzo assumerà impegni diversi e affronterà il problema dell’identità in modi diversi: Marcia individua quattro modalità di affrontare quello che Erikson aveva definito il dilemma psicosociale dell’adolescenza, e li chiama “stati” del Sé o dell’identità.
Ogni stato del Sé viene a definirsi a partire da due dimensioni: una è quella dell’esplorazione delle possibili alternative o scelte che l’individuo è chiamato ad operare in campi diversi (scolastico, politico, religioso, sociale, affettivo ecc.); l’altro riguarda l’impegno che l’individuo mette per intraprendere e perseguire l’alternativa individuata.
Gli stati d’identità individuati sono quello di:
identità realizzata, quando la persona ha attuato esplorazioni significative all’interno delle alternative incontrate, impegnandosi in modo valido nelle scelte effettuate;
blocco d’identità, quando la persona non ha sfruttato fino in fondo il tempo dell’esplorazione, assumendo impegni gravosi troppo presto;
diffusione dell’identità, quando la persona ha occupato il suo tempo in esplorazioni superficiali senza realmente impegnarsi in alcuna scelta o alternativa incontrata;
moratoria dell’identità, quando la persona è in uno stato di sospensione rispetto alla sfera dell’impegno, nell’attesa di meglio definire gli esiti delle esplorazioni effettuate.

L’evento critico che spinge l’adolescente ad avviare processi di esplorazione è, secondo il modello di Marcia, la serie di cambiamenti (cognitivi, sociali, biologici) che caratterizzano l’avvio del periodo adolescenziale e che obbligano il ragazzo a riorganizzare in nuovi equilibri gli elementi precedenti, integrandone di nuovi e costruendo un equilibrio più avanzato.

Fra i diversi autori che, in linea con Erikson e Marcia, hanno cercato di approfondire ulteriormente il tema dell’identità delineandone alcuni aspetti, c’è Berzonsky (1990, 2003) che, all’interno di un modello socio-cognitivo della costruzione identitaria, parla di stili di identità mettendo in evidenza i processi e le strategie appunto di tipo socio-cognitivo, che l’individuo utilizza per elaborare informazioni importanti per il Sé e funzionali al mantenimento di un senso dell’identità personale e congruente.
A partire dai diversi processi socio-cognitivi utilizzati dalla persona, egli individua tre stili d’identità differenti, che consentono in modo più o meno funzionale di far fronte agli eventi stressanti, ai problemi personali, alle richieste del contesto incontrate:
- stile d’identità informativo (assimilabile allo stato d’identità raggiunta o di moratoria): gli adolescenti sono portati a riflettere su di sé, cercando nell’ambiente circostante le informazioni rilevanti allo scopo d’imparare aspetti nuovi di loro stessi. Sono sempre piuttosto critici e dubbiosi circa le proprie convinzioni, disposti a mettersi in gioco. La teoria del Sé che costruiscono contribuisce a far vivere sensazioni di benessere psicologico;
- stile normativo (assimilabile allo stato d’identità di blocco): gli adolescenti tendono a conformarsi alle attese e ai valori prescritti da altri per loro significativi. Sono poco tolleranti verso le situazioni ambigue, cercando di mantenere le proprie strutture identitarie come sono. Questo approccio automatico può portare ad una teoria del Sé resistente al cambiamento;  
- stile diffuso/evitante (assimilabile allo stato d’identità diffusa): è caratterizzato dalla tendenza a rimandare scelte, a evitare il confronto su obiettivi e problemi personali, su conflitti identitari tipicamente adolescenziali. Se la scelta viene rimandata troppo a lungo, è l’ambiente che influenzerà i comportamenti con conseguenze sociali e fisiche per l’adolescente. Queste “ristrutturazioni” contesto-specifiche, di fatto, hanno effetti a breve termine e di superficie, non arrivando a modificare la struttura identitaria. Si costruisce dunque una teoria del Sé, inconsistente, alla costante ricerca di esperienze piacevoli ma vacue, approvate dagli altri.

Tratto da ADOLESCENZA E COMPITI DI SVILUPPO di Anna Bosetti
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