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Definizione di educazione


Ciò che contraddistingue l’educazione, nelle rappresentazioni raccolte, è la dimensione di sollecitazione del cambiamento, connessa alla creazione di situazioni di apprendimento. Come la cura, l’educazione ha a che fare con la crescita: qui però l’accento è posto maggiormente sulla scoperta di autonomie, capacità, sul superamento di limiti, personali e contestuali, sull’apertura al futuro.
La finalità dell’ educazione è identificata per lo più con la promozione dell’attività e della differenza di ogni soggetto con la possibilità di aprire nuovi “campi di esperienze”, ma anche con la cura, in particolare quando essa sia vista come accompagnamento esistenziale. All’ educazione si riconosce una dimensione sociale che in linea generale sembra aver a che fare con l’istituzione di luoghi e di pratiche in cui i soggetti possano sviluppare le abilità richieste dai contesti socio-culturali di appartenenza.
 “S-oggetti” dell’intervento educativo sono i corpi: si tratta di lavorare, più o meno direttamente, sul corpo dell’altro.
All’educazione è riconosciuta una dimensione di potere: potere che si esercita sui corpi degli educandi, mettendoli o meno nella condizione di fare o non fare qualcosa che dice dell’asimmetria costitutiva della relazione educativa, che pone l’accento sulla condizione di dipendenza che si instaura nel rapporto educativo. Chi educa è chiamato a svolgere con competenza il suo lavoro: ciò significa agire con intenzionalità educativa, progettando interventi e utilizzando strategie adeguate i contesti e ai soggetti coinvolti, esercitando uno sguardo critico su quanto avviene. La relazione è vista come strumento dell’educazione: è in essa che si danno accompagnamento, condivisione, accoglienza, ma anche distanza, invadenza. Nonostante siano maggiormente citate qualità che sottolineano la “bontà” della pratica educativa, tuttavia la relazione sembra fare necessariamente i conti con gli aspetti vissuti come emotivamente più faticosi il distacco la costrizione, l’imposizione. L’alternanza di queste modalità relazionali mobilita affetti contrastanti in chi educa e rende pesante il lavoro educativo.

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