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Le radici della solidarietà

Le radici della solidarietà 

L'idea di solidarietà si concretizza a cavallo del XVIII e del XIX secolo, il suo emergere era già stato favorito dall'ILLUMINISMO in cui forte era la sfida nella ragione e nel valore dell'uomo, e culturalmente veniva rivendicato il libero pensiero razionale e laico. Si afferma una visione filantropica ed umanistica, la compassione viene intesa come la sensibilità per la sofferenza altrui e non più inscritta esclusivamente nella religione. La compassione solleva la questione della necessità di un equilibrio dei legami sociali, di "amore politico per l'eguaglianza" e per la giustizia, tale amore guiderà le rivendicazioni sociali. 
Con la RIVOLUZIONE FRANCESE la compassione si incontra con le nuove istanze di fraternità, libertà ed uguaglianza che sono rivendicati come cardini fondanti la nuova repubblica. La compassione si lega al concetto di "cittadinanza" che la Rivoluzione francese ha sostituito a quello di "appartenenza" dell'individuo all'interno dello stato monarchico. 
COMTE XIX secolo vede la solidarietà inclusa nella continuità che esprime l'interdipendenza degli individui nella storia e nel tempo; l'umanità è concepita come un "grande essere" costituito dagli esseri passati e futuri in rapporto ai quali si configura l'opera dei presenti. Nell'ottica della filosofia positivistica è assodata la supremazia del collettivo sociale rispetto al singolo. 
LEROUX Esalta le componenti umane della solidarietà che, secondo l’autore, è una DIMENSIONE PSICOLOGICA che consente di conciliare il SENTIMENTO di APPARTENENZA ad una collettività e l’esigenza di esprimere la PROPRIA INDIVIDUALITÀ. Per Leroux ci sono due tipi di solidarietà una solidarietà GENERALE fra gli uomini fondata sul legame necessario dell'uomo con l'umanità ed una di tipo PERSONALIZZATO e più concreto deriva dalla natura psicologica dell'uomo. 
Nel XIX secolo si inseriscono anche le teorie sull'organizzazione sociale e politica del SOCIALISMO Dal socialismo utopistico (Saint-Simon, Fourier) a quello scientifico di Marx ed Engels. In questi autori la denuncia delle contraddizioni sociali derivanti dalla rivoluzione industriale e dalle nuove forme di sfruttamento presenta la solidarietà come valore necessario per rifondare una società socialmente giusta. 
Il concetto di solidarietà richiama quello di ALTRUISMO. Il termine altruismo, in contrapposizione ad egoismo, fu coniato da COMTE nel 1952 per indicare un atteggiamento sociale fondato sul desiderio di vivere con gli altri. Il termine fu accettato da SPENCER il quale ritenne che l’antitesi tra egoismo ed altruismo fosse destinata a scomparire con l’evoluzione morale e fece coincidere la soddisfazione del singolo con il benessere altrui. 
McDOUGALL [1908] ipotizzava che l’attività altruistica avesse le proprie basi nell’istinto e che gli “istinti simpatetici” fossero più sviluppati nelle donne rispetto agli uomini. 
Negli anni ’60 domina la TEORIA dell’APPRENDIMENTO SOCIALE di stampo behaviorista la ricerca è volta a studiare le norme sociali implicate nel comportamento altruistico quali la NORMA della RECIPROCITÀ e la NORMA della RESPONSABILITÀ SOCIALE. 
All’inizio del 1970 sono fatti studi sul comportamento altruistico in situazioni di emergenza: RICERCA sull’EFFETTO del PASSANTE di LATANÈ e DARLEY [1970] i risultati mostrano che la spinta altruistica è data non tanto dai valori morali e dalle norme sociali ma dal POTERE della SITUAZIONE L’altruismo deriva da un processo di DECISION MAKING a 5 stadi: 
1. rilevare che sta accadendo qualcosa 
2. interpretare se la situazione è di emergenza 
3. decidere se si ha la responsabilità dell’intervento 
4. decidere l’intervento da mettere in atto 
5. decidere il modo migliore di agire. 
Successivamente le ricerche si spostano sulla MOTIVAZIONE sottostante il comportamento altruistico, con attenzione sulla valutazione del costo dell’aiuto, sullo stile di richiesta dell’aiuto, sulla gravità della situazione per la vittima, sulle conseguenze per lei in seguito all’aiuto del soccorritore. 
Il concetto di altruismo ha avuto diverse connotazioni, alcune sottolineano l’empatia, altre il senso di colpa o interessi egoistici. Accanto a teorie significativamente altruistiche altre, pseudoaltruistiche, sostengono che le motivazioni sottese riguardano un qualche vantaggio personale (ottica del SELF INTEREST). In questo caso il concetto di riferimento è il COMPORTAMENTO PROSOCIALE, secondo un’ottica causalistica-meccanicistica. 
KREBS e MILLER individuano, in tale prospettiva di stampo causalistico, tre generi di fattori sottesi al comportamento altruistico: 
a) DIMENSIONI BIOLOGICHE e CULTURALI cioè approccio sociologico per cui l’altruismo è geneticamente determinato con fine di salvaguardia alla sopravvivenza. 
b) DIMENSIONI PERSONALI e SITUAZIONALI si considera l’interazione tra alcune caratteristiche dei soggetti e quelle della situazione nella genesi di un comportamento altruistico. 
c) DIMENSIONI AFFETTIVE e COGNITIVE esercitano un ruolo di mediatori sul comportamento prosociale. 
AJZEN ha illustrato che sono molti i fattori che ostacolano o facilitano un’azione ma l’intenzione è il momento fondamentale. 

Tratto da LA PSICOLOGIA DI COMUNITÀ di Ivan Ferrero
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