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Posizione di Cesare Beccaria: una nuova visione della pena

Cesare Beccaria di fronte a tutte le teorie dei retribuzionisti nel 1764 spiega dal punto di vista puramente razionale come la pena di morte non possa trovare cittadinanza alcuna negli ordinamenti di tipo liberale, perché lui parte da un’idea cioè che il potere dello stato di fare qualunque cosa trova la sua legittimazione nella volontà dei cittadini, in particolare la potestà punitiva dello Stato non è nient’altro che il frutto di una convenzione, di un accordo, tra lo Stato e ogni singolo cittadino: ogni cittadino in cambio della protezione ai propri beni giuridici che l’ordinamento gli riconosce, punendo chi quei beni aggredisca, rinuncia ad un pezzo della sua libertà e in particolare si sottomette, a condizioni di reciprocità, alla regola che stabilisce che chi attenta ai beni altrui debba essere punito. Per avere la garanzia che chi aggredisca sia sanzionato, il cittadino accetta di essere sanzionato lui a propria volta qualora aggredisse i beni di qualcun altro. Assoggettandoci a queste leggi ognuno rinuncia ad un pezzo della propria libertà. Sulla somma di tutti questi pezzi di libertà lo Stato fonda il suo diritto di punire. Quindi la potestà punitiva dello Stato non può andare oltre a quello che al massimo il cittadino ha concesso allo Stato, perché nessuno sottoscrive un patto che prevede la possibilità di rimetterci la propria vita, ecco perché la pena di morte dal punto di vista razionale è esclusa dagli ordinamenti nei quali la ragion d’essere stessa dello Stato si ritrovi nella volontà dei cittadini.
Attraverso Beccaria si apre lo spazio a tutte le TEORIE RELATIVE della pena, teorie secondo le quali attraverso la pena si deve ottenere un obiettivo, di prevenzione, generale o speciale, di tipo pedagogico, educativo nei confronti dei cittadini nella loro generalità, attraverso la minaccia di una pena per certi comportamenti, possiamo percepire i valori dello Stato nel quale viviamo, e una funzione rieducativa, nei confronti di chi ha commesso il reato. Attraverso la punizione si punta all’obiettivo di far cogliere al soggetto che ha realizzato il reato quali sono i valori corretti secondo l’ordinamento ai quali ognuno dovrebbe improntare le proprie condotte, è un’opera di risocializzazione.
Le teorie assolute sono tuttavia molto lineari nella loro struttura e postulano fondamentalmente che il male debba essere ripagato con il male, il che però ci pone di fronte ad un’altra domanda: perché le persone commettono i reati: Perché si fa il male: Il diritto penale vuole capire cosa spinge le persone a commettere i reati.

Tratto da DIRITTO PENALE COMMERCIALE di Valentina Minerva
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