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La radicale alterità nella psicosi

La radicale alterità nella psicosi


I soggetti con profonde alterazioni della mente e dell’esperienza sono considerabili individui nei quali è parzialmente o totalmente assente la percezione della propria patologia, cioè persone nelle quali non si verifica la concordanza tra la percezione che il soggetto ha di sé e la percezione che gli “altri” hanno del soggetto in questione.
Sono soggetti sempre inquietanti perché:
trasmettono un’immagine di pericolosità “per sé e per gli altri”;
non sono interpretabili dagli schemi cognitivi consueti, non sono prevedibili nei loro comportamenti e nelle loro risposte agli stimoli;
Le esperienze di alterazione della mente (follia, demenza senile, forte ritardo mentale) non devono essere confuse con altre esperienze di disagio psichico, così come le esperienze di disagio psichico non devono essere confuse con una sorta di umano mal di vivere.
Il sintomo psicotico rappresenta un salto d’esperienza rispetto alla normalità (disagiata), cioè non può essere visto come l’esasperazione di un’esperienza normale, come il caso, per esempio, di una depressione patologica rispetto ai comuni e universali sentimenti di sconforto.
Si possono cogliere, isolare e rielaborare alcuni atteggiamenti ruotanti attorno al nodo della conoscibilità dell’altro (radicalmente diverso) e alla riconduzione dei suoi comportamenti all’interno di un quadro condiviso di significati.
Un primo atteggiamento potrebbe essere definito del difetto di funzionamento: esiste una “normalità”, una condizione ideale di salute (di “buon funzionamento” del cervello, della mente, della psiche) rispetto alla quale il patologico si presenta come evidente scarto.
Per altri, le manifestazioni psicotiche sono incomprensibili alle persone normali perché queste non possono immedesimarsi in esperienze mentali che sono completamente estranee il loro universo.
In base a un terzo atteggiamento, la schizofrenia non è priva di significato: è inaccessibile. I sintomi psicotici diventano comprensibilissimi se vengono inquadrati nella particolare forma di esistenza che lo psicotico si è costruito, cioè anche lo psicotico attua un progetto di mondo attraverso il quale si realizza, del quale a volte il “delirio” è sistematizzazione. Il mondo psicotico devia da ciò che il sano considera normale, ma non è affatto disgregato o illogico.
Lode del dubbio
L’atteggiamento dell’educatore dovrebbe comprendere da una parte, l’impossibile immedesimazione, cioè la consapevolezza di non potersi mettere compiutamente nei panni dell’altro, dall’altra lo sforzo di concepire un’esistenza completamente diversa dalla propria, con valori, comportamenti, movimenti dotati di senso altro, ma non per questo privi di senso.
E ciò non riguarda solo la profonda alterazione della mente, per la quale un’istituzionale conoscenza scientifica fornisce le coordinate di inquadramento e di “spiegazione”. Riguarda anche altre alterità, quelle con le quali esiste la condivisione di linguaggi, per esempio la pratica della violenza, le culture che presentano aspetti di alterità radicale (per esempio: burka, poligamia, lapidazione, pena di morte, cultura mafiosa ecc.) rispetto alla cultura (radicalmente altra) nella quale l’operatore si è formato.

Tratto da L’EDUCATORE IMPERFETTO di Anna Bosetti
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