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Decolonizzazione del Congo belga

L’indipendenza dell’Africa equatoriale è condizionata dai drammatici eventi congolesi. Il 30 giugno del 1960 il governo belga accettò la dichiarazione di indipendenza della Repubblica indipendente del Congo con capitale Léopoldville (l’attuale Kinshasa). Ma solo pochi mesi dopo, precisamente l'11 luglio, Moïse Ciombe proclamò la secessione della provincia del Katanga (ricchissima di giacimenti minerari); egli poteva valersi dell’appoggio della compagnia mineraria belga Union minière e, poco dopo, anche di reparti armati inviati dal Belgio allo scopo di difendere i cittadini belgi residenti nella regione. La sanguinosa guerra civile che ne seguì è un segno evidente delle ipocrisie e delle contraddizioni della decolonizzazione: la regione del Katanga è posizionata sul “crinale” fra l’Africa “abbandonabile”, alla quale l’indipendenza viene concessa senza problemi, e l’Africa “importante”, ricca di grandi insediamenti di popolazione bianca e giacimenti minerari, che l’imperialismo era disposto ad abbandonare solo a parole. Una regione contesa, oltre che per via delle risorse, anche per via della guerra fredda, con entrambe le superpotenze interessate a cooptare l’Africa centrale nella propria sfera di influenza. 

In una situazione disperata il capo del governo congolese Patrice Lumumba chiese aiuto all’Onu e al suo energico segretario generale, lo svedese Dag Hammarskjöld. L’Onu si risolse per l’invio di una forza militare di interposizione e chiese il ritiro delle truppe belghe. Dato che come sempre gli appelli dell’Onu e le sue forze di interposizione non riuscivano a risolvere nulla, Lumumba si rivolse anche all’Unione Sovietica, seppure al prezzo di far aumentare l’isolamento del paese. Poco dopo, il 5 settembre, il presidente del paese, Kasavubu, destituì Patrice Lumumba (capo del governo) e il 13 le forze dell'ONU si ritirarono, mentre l'esercito congolese, cominciava finalmente a riassumere il controllo del paese. Dopo la morte del segretario Onu Hammarskjöld in uno strano incidente aereo, nel dicembre del 1962 le forze dell'ONU (tornate nel paese vista l’impossibilità di soluzioni politiche) si mossero contro il Katanga, conquistando Elisabethville (l’attuale Lubumbashi). Moïse Ciombe si arrese nel gennaio del 1963 e in seguito ottenne l'amnistia per sé e per le sue milizie.

Nonostante la riunificazione l’instabilità politica continuò ad essere la vera padrona del palcoscenico del Congo che, nel ’77, cambiò nome in Zaire. Successivamente alla corruzione dilagante, al dissesto economico, ai profughi entrati nel paese per sfuggire all’olocausto in Ruanda, si aggiunse l’inconveniente di essere al centro di un conflitto economico e strategico tra la Francia e gli Stati Uniti che negli anni successivi e per mille altri motivi degenerò in una nuova situazione di guerra che se non altro ristabilì il nome di Congo al paese.

Tratto da AFRICA: LA STORIA RITROVATA di Lorenzo Possamai
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