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Il colloquio psicocodiagnostico con il paziente psicosomatico


Il paziente viene inviato “per esclusione” da un medico e l’incontro è spesso caratterizzato da sfiducia, impotenza, disinteresse, disillusione verso i medici, rabbia e a volte ostilità. In questo contesto lo spazio di consultazione è vissuto dal paziente in primis come uno sfogo senza una richiesta effettiva di cambiamento e a volte un desiderio di risoluzione magica del disturbo ad opera dello psicologo.
Il primo impatto con lo psicologo risulta in qualche maniera influenzato dal modo e dal momento in cui avviene il passaggio tra medico e psicologo, ma il paziente deve iniziare a considerare la propria malattia non più proveniente esclusivamente dall’esterno ma all’interno di sé, anche se l’incontro con lo psicologo avviene pur sempre in un ambiente medico, in pigiama e accompagnato da un infermiere. Vi è la necessità di chiarire sin dall’inizio i motivi e gli scopi del colloquio sollecitando il paziente ad esprimere idee e aspettative circa l’incontro con lo psicologo.
Nel colloquio vero e proprio bisogna raccogliere informazioni sul sintomo per poi toccare gradualmente le classiche aree di un colloquio psicodiagnostico con particolare riguardo al posto occupato dal sintomo nella vita quotidiana. Lo scopo è il tentativo di inquadrare il disturbo in un contesto di riferimento più ampio, che comprenda ipotesi sulle modalità relazionali oggettuali e sui modelli di identificazione del paziente . Con i pazienti psicosomatici il processo diagnostico risulta particolarmente influenzato dalla difficoltà ad attribuire al sintomo un significato psicologico.
Nel corso del processo psicodiagnostico il “cercare di capire insieme” si scontra spesso con la difficoltà del paziente a pensare insieme con lo psicologo. Infine, la restituzione è il momento in cui si costruisce insieme al paziente uno spazio in cui riflettere sui certi aspetti limitati della persona oppure essere incentrata sui vissuti nella relazione con lo psicologo.
Particolare attenzione deve essere rivolta allo spessore emotivo con cui il soggetto si esprime.

Tratto da IL COLLOQUIO COME STRUMENTO PSICOLOGICO di Carla Callioni
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