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Lo stato patrimoniale


Lo stato patrimoniale offre l’istantanea, alla data di chiusura dell’esercizio, della situazione patrimoniale e finanziaria della società; da esso si accerta se e quanti siano gli utili distribuibili fra i soci.
Si compone di due colonne contrapposte: quella dell’attivo e quella del passivo.
La colonna del passivo comprende, oltre ai debiti (c.d. passivo reale), anche il patrimonio netto (c.d. passivo ideale).
Il primo indica i debiti della società, il secondo invece rappresenta la differenza tra attivo e passivo reale: indica cioè il valore della società al netto delle sue passività.
Le singole voci di cui il patrimonio netto si compone specificano il grado di disponibilità dei relativi importi da parte dei soci:
- il capitale sociale indica quella parte di patrimonio netto indisponibile da parte dei soci;
- la riserva legale, alimentata con parte degli utili di esercizio, è soggetta allo stesso regime di indisponibilità del capitale e funge da “cuscinetto di protezione” di esso;
- la riserva da sovrapprezzo delle azioni che, non deriva da utili, ma dalle somme percepite dalla società per l’emissione di azioni a un prezzo superiore al loro valore nominale, ed è soggetta allo stesso regime della riserva legale;
- le riserve di rivalutazione, originate dall’esercizio della facoltà di rivalutare in sospensione di imposta il valore monetario dei beni iscritti in bilancio; sono indisponibili a pena di perdita dei benefici fiscali;
- le riserve statutarie, alimentate dagli utili di esercizio nei termini statutariamente previsti; sono disponibili dai soci modificando lo statuto;
- le riserve facoltative e gli utili portati a nuovo, rappresentano quegli utili disponibili di cui i soci non hanno deciso la distribuzione, ma l’accantonamento come forma di autofinanziamento della società;
- ulteriori poste, costituiscono voci del passivo che servono a neutralizzare specifiche poste dell’attivo di cui si vuole impedire che (fin quando non si concretizzino in un’effettiva plusvalenza) possano concorrere alla formazione di un utile distribuibile.

Tratto da DIRITTO COMMERCIALE di Stefano Civitelli
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