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Il rapporto tra critico e lettore



In un utilizzo ipertrofico dell’allusione teorica, il critico strizza continuamente l’occhio al lettore, cerca di costruirlo come figura competente, capace di attivare una memoria esofora rispetto al testo almeno su due piani: da una parte in relazione alla competenza cinefila, dall’altra in relazione alla competenza teorica. Così facendo l’articolista contribuisce a delineare lo spettatore come individuo complice del discorso, in grado di decifrare una serie di rimandi intertestuali sul piano generale della cultura cinematografica, sul piano specifico della cultura filmica e filmologica di una cerchia ristretta di individui costituitasi in sottocomunità critica – quelli di Filmcritica –. Si può dire che la teoria a livello superficiale serve alla critica per individuare nuovi campi semantici, per articolare temi inediti e legittimare certi schemi, e, più in generale, per trovare un patrimonio di conoscenze cui fare riferimento al fine di meglio formalizzare i propri discorsi, per darsi una collocazione in relazione a determinate opzioni operative, per marcare delle differenze di enciclopedia di base da sottocomunità a sottocomunità.
Ma la teoria incide sulla critica anche a livelli più profondi. È possibile circoscrivere drasticamente il campo d’indagine e provare a stabilire un parallelo tra una serie di nozioni teoriche e certi fenomeni particolarmente diffusi nella critica degli ultimi anni. Bisognerebbe limitarsi ad una manifestazione singolare, e vedere se e come questa produca modificazioni sugli insiemi adiacenti e in particolare sull’insieme dei discorsi critici; bisogna dunque chiedersi se esiste un libro che ha avuto una penetrazione nel campo degli studi abbastanza profonda da far riverberare i propri effetti anche in altre forme limitrofe di discorso. Limitandosi al panorama italiano, a giudicare dalle allusioni, dalle citazioni, dal ricorrere di nozioni in esso contenute in molte recensioni, un libro utile a questo esperimento potrebbe essere Dentro lo sguardo di Casetti.

Tratto da CRITICA CINEMATOGRAFICA di Nicola Giuseppe Scelsi
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