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Esercizio della medicina, diritti della persona e diritti del malato


A nostro avviso più che parlare di diritti del malato si dovrebbe parlare di diritti della persona e basta: il diritti alla vita, alla salute, e all’integrità personale sono i primi fra quelli universalmente riconosciuti ad ogni essere umano e sono i primi anche ad essere messi in pericolo proprio nel caso di malattia.
Si comprende allora che una buona pratica dell’arte medica deve essere non solo ricca di scienza e di tecnica, ma anche permeata e orientata dalla consapevolezza e dal rispetto assoluto dei diritti inalienabili di cui l’assistito, in quanto persona, è portatore.
Rispettare la dignità dell’uomo vuol dire allora rispettare la vita, la spiritualità della persona e dunque anche la sua libertà, il suo diritto di sapere e di scegliere consapevolmente.
Credere nella dignità dell’essere umano significa farsi portavoce e difensore dei suoi diritti, pretendere che l’ospedale e le strutture nelle quali l’assistenza al cittadino viene erogata non si traducano in un ruolo di segregazione o di emarginazione, di discriminazione o peggio ancora di abbandono del malato ma siano l’espressione chiara del rispetto della sofferenza, palestra di solidarietà, possibilità concreta di dare con il massimo della diligenza aiuto a chi ne ha bisogno.

Tratto da MEDICINA LEGALE di Stefano Civitelli
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