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Il Comportamento Animale


Il comportamento può essere suddiviso in tre categorie:
1) azioni mirate all’acquisizione del cibo
2) azioni per evitare rischi ambientali
3) azioni mirate alla riproduzione
Il comportamento può essere geneticamente determinato e appreso.
Un comportamento geneticamente determinato, ovvero non basato su processi di apprendimento, viene detto COMPORTAMENTO ISTINTIVO. Si tratta di azioni fortemente STEREOTIPATE che pertanto vengono sempre attuate nello stesso modo. Il comportamento istintivo è inoltre specie-specifico.

Gli esperimenti di deprivazione possono rilevare se un comportamento è determinato geneticamente. In un esperimento di deprivazione, all’animale viene tolta ogni possibilità di acquisire esperienze su un certo comportamento. Ad esempio, uno scoiattolo comune viene posto in isolamento in una gabbia con fondo privo di terreno e sottoposto ad un’alimentazione liquida. Quando al giovane scoiattolo viene fornita una noce, l’animale la mette in bocca e inizia a correre qua e là nella gabbia. Dopo un breve periodo lo scoiattolo  si orienta verso uno degli angoli della gabbia e compie una serie di movimenti stereotipati per scavare e depone la noce nell’angolo e la ricopre con del materiale immaginario con il muso. Sebbene lo scoiattolo non abbia mai conosciuto il cibo solido e non abbia mai toccato il terreno, i movimenti dell’animale sono compiuti istintivamente senza nessun apprendimento.   

STIMOLI
Anche un comportamento che non viene espresso durante un esperimento di deprivazione può comunque essere geneticamente determinato. Per il manifestarsi dei comportamenti istintivi vengono di regola richiesti specifici stimoli noti come STIMOLI SEGNALE o STIMOLI SCATENANTI. Gli stimoli scatenanti sono di regola rappresentati da informazioni sensoriali ricevute dall’animale.  
Gli stimoli scatenanti e le reazioni istintive coinvolti nelle interazioni tra gli adulti di gabbiano reale e i loro piccoli durante l’allevamento di questi ultimi. L’adulto di gabbiano presenta una macchia rossa all’apice del becco. Quando un genitore ritorna al nido dopo la caccia, i piccoli battono con il proprio becco sulla macchia rossa, stimolando in tal modo il genitore a rigurgitare il cibo. 

ALTRI COMPORTAMENTI
Un altro possibile motivo per cui in un esperimento di deprivazione un determinato comportamento non viene innescato è che l’animale non si trova nelle condizioni fisiologiche adatte, o che non ha raggiuntola giusta fase di sviluppo. Un animale adulto non mostra un determinato comportamento aggressivo o di corteggiamento se non durante il periodo riproduttivo. Gli stessi animali che esibiscono un comportamento aggressivo durante il periodo riproduttivo possono ignorarsi durante le altre stagioni dell’anno. 
Il comportamento di un animale però non rappresenta semplicemente una serie di movimenti istintivi scatenanti da uno stimolo scatenante. A secondo dello stato motivazionale, un animale può cercare attivamente un determinato stimolo scatenante mentre può ignorarne altri. Questo comportamento detto APPETITIVO, può dipendere fortemente da esperienze precedenti e costituisce un atto di apprendimento. Le azioni istintive e l’apprendimento interagiscono nel determinare alcuni quadri comportamentali. Per questo motivo, i comportamenti geneticamente determinati geneticamente sono altamente adattivi per le specie che hanno poche opportunità di
apprendimento, per le specie che potrebbero apprendere un comportamento sbagliato e in situazioni in cui gli errori hanno un elevato costo o sono pericolosi per la sopravvivenza.
Molti quadri comportamenti sono invece il risultato di complesse interazioni tra componenti programmate geneticamente e componenti modificate dall’esperienza. (Corona bianca)

LA GENETICA DEL COMPORTAMENTO
Il corteggiamento delle anatre selvatiche maschio prevede l’esibizione di una specifica  sequenza di circa 10 elementi. Specie strettamente imparentate possono esibire alcuni di questi 10 elementi, ma ne possiedono anche altri. Le componenti del comportamento di corteggiamento e la sequenza con cui queste vengono esibite variano a seconda della specie e impediscono l’incrocio tra specie diverse.

ORIENTAMENTO E MIGRAZIONE
L’orientamento di un animale in un territorio circoscritto e ben noto non è un problema, poiché nella sua memoria vengono immagazzinati numerosi punti di riferimento che facilitano l’orientamento. L’orientamento è un comportamento animale estremamente comune e indica semplicemente che un animale organizza le proprie cognizioni spaziali rispetto a determinati punti di riferimento rappresentati da elementi situati nell’ambiente. Ma come può un animale orientarsi quando le distanze da percorrere sono più lunghi? Molti animali si spostano su lunghe distanze e attraversano territori poco familiari grazie ai meccanismi di pilotaggio, di homing o mediante la migrazione. L’orientamento basato su riferimenti ambientali viene definito pilotaggio e in alcuni casi esso può essere utilizzato per compiere lunghi spostamenti. La capacità di un animale di ritornare al nido, alla propria tana o una qualsiasi altra località viene definita homing. Nella maggior parte dei casi l’homing corrisponde a poco più di un sistema di pilotaggio in un ambiente noto, ma in realtà alcuni animali sono capaci di imprese di navigazione molto più sofisticate.  Lo spostamento stagionale periodico viene definito migrazione e prevede la capacità di percorrere grandi distanze con notevole precisione.

Tratto da ELEMENTI DI BIOLOGIA ANIMALE di Katia D'angelo
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