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Le Relazioni Internazionali negli anni '70

Negli anni ’70, tra gli studiosi delle Relazioni Internazionali era pressoché unanime la sensazione che il neoliberalismo fosse sul punto di riprendere il sopravvento. Ma per tutti gli anni ’70 e ’80 la contrapposizione Est-Ovest rimase la caratteristica irriducibile delle relazioni internazionali. E proprio da questo fatto storico presero le mosse le nuove riflessioni sul realismo.
Una via nuova tentò Kenneth Waltz con il suo Teoria della politica internazionale, proponendo una teoria realista sostanzialmente diversa dalla precedente, in quanto ispirata alle ambizioni scientifiche del behaviorismo e chiamata neorealismo. Waltz concentra la propria attenzione sulla struttura del sistema internazionale e sulle ripercussioni che essa esercita sulle relazioni internazionali:
a) Waltz rileva che il sistema internazionale è un’ anarchia = non esiste un governo su scala mondiale. Tale anarchia è destinata a perdurare perché gli stati vogliono preservare la propria autonomia.
b) il sistema internazionale è composto di unità simili = tutti gli stati devono svolgere un complesso analogo di funzioni di governo. Tuttavia, c’è un aspetto sotto il quale gli stati differiscono l’uno dall’altro: la forza (che Waltz chiama capacità relativa).

Le grandi potenze tenderanno sempre a bilanciarsi l’una con l’altra: uscita di scena l’URSS, gli USA dominano il sistema, ma la teoria dell’equilibrio di potere induce a prevedere che altri paesi tenteranno di controbilanciare la potenza americana.
Gli stati più piccoli e deboli tendono ad allinearsi con le grandi potenze per preservare il più possibile la propria autonomia  gli stati adottano politiche di potenza e di ricerca della sicurezza non per motivi legati alle caratteristiche della natura umana, piuttosto perché la struttura del sistema internazionale li costringe a comportarsi così.
Quest’ultimo punto è importante perché su di esso si basa il contrattacco dei neorealisti nei confronti dei neoliberali: pur non negando la possibilità che gli stati cooperino tra loro, i neorealisti ribadiscono che essi cercheranno sempre di massimizzare la propria forza e di preservare la propria autonomia.
Durante gli anni ’80 alcuni neorealisti e neoliberali giunsero quasi a condividere un presupposto analitico di carattere sostanzialmente neorealista: l’idea che gli stati sono gli attori protagonisti in quella che è tuttora un’anarchia internazionale, e che essi badano costantemente ai propri interessi. Sul terreno metodologico, l’avvicinamento tra i 2 filoni di pensiero era ancora più marcato: entrambi erano infatti fortemente favorevoli al progetto scientifico lanciato dai behavioristi.
Tuttavia, una completa sintesi tra le 2 tradizioni no è stata ancora raggiunta e il dibattito è tutt’altro che concluso.
Nel periodo della guerra fredda prevalse la metodologia associata al neorealismo. Il nuovo atteggiamento verso la metodologia fu definito positivista, per sottolineare che lo studio delle Relazioni Internazionali è un’indagine oggettiva che punta a scoprire fatti verificabili o ricorrenti della politica mondiale, basandosi su valide tecniche di ricerca di tipo scientifico.
Il positivismo è una metodologia importante nel campo delle Relazioni Internazionali: moltissime sono infatti le ricerche condotte con l’impiego di metodi che si ispirano a principi positivisti. Ci occuperemo solo della versione denominata positivismo moderato. Questa metodologia concepisce il mondo sociale e politico come una realtà funzionante secondo modalità e ricorrenze che possono essere spiegate, a patto che ci si avvalga della metodologia più appropriata: osservazione ed esperienza sono gli strumenti chiave per costruire e giudicare ogni teoria scientifica. Crede, infine, nella possibilità di arrivare a una conoscenza oggettiva del mondo  le teorie Relazioni Internazionali dovrebbero consistere di proposizioni empiriche logicamente correlate tra loro e verificabili alla luce degli elementi di prova disponibili, cosicché la teoria nel suo complesso viene confermata o confutata da osservazioni di dati.

Tratto da RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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