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Il sogno e il fantasma


Le due parti del film possono essere considerate recise da una sequenza, precedente al flashback che modifica la posizione dello spettatore, che è quella del sogno ( che come già detto richiama la spirale). L’elemento onirico si ripresenta più volte. L’onirico è collocabile in una temporalità intesa come spirale. In sogno non scindiamo passato e presente ed il primo può facilmente ripetersi. Infatti il film si può fondare su due temporalità: tempo del sogno e tempo della realtà. Riportando le parole di Baschiera: “Proprio grazie a questa sua capacità di creare uno spazio onirico […] Hitchcock è riuscito a contaminare i suoi film con degli elementi sul confine dell’incredibile, rendendoli sempre in qualche modo plausibili”, in questo modo lo “spettatore […] pensa sempre di potersi trovare innanzi a qualunque cosa,  di questo o di un altro mondo”. Nonostante la continua oscillazione tra realtà e immaginazione, l’unico vero e proprio sogno che abbiamo in Vertigo, è decisamente riconoscibile. Ripercorriamo la scena. Vediamo Scottie, dopo essere stato a visitare la tomba di Madeleine (déjà vu: avevamo già visto questa scena quando visitava quella di Carlotta), a letto, coperto dalla coperta gialla che aveva utilizzato Madeleine. Sta dormendo ma il sonno appare molto tormentato. L’immagine del volto dell’uomo inizia a mutare colore. Dal blu al viola. Scottie apre gli occhi sgomento, ma capiamo subito che sta sognando. Si vede il bouquet di fiori su sfondo verde (verde come il primo abito di Madeleine e come quello di Judy, verde come l’auto di Madeleine, ma anche come la luce che spesso la avvolgeva). Come in un animazione i fiori si dissolvono in decine di foglie e petali. Si passa dal colore al bianco e nero. Poi si vedono Gavin e Scottie, tra loro una donna. È Madeleine? No è Carlotta, come nel dipinto, si erge fra di loro seria e triste. Ancora Carlotta, il colore dell’immagine è ora rosso. Zoom sulla collana che la donna porta nel dipinto (e che porterà alla risoluzione dell’enigma). Si vede Scottie avanzare sconcertato tra lampi di luce rossa. Poi lo sfondo cambia, è un cimitero. C’è una tomba vuota. Poi l’immagine rasenta il kitsch, al centro c’è la testa di Scottie dalla quale si diramano raggi colorati. Sembra quasi un ragno. Immagini vertiginose, il volto dell’uomo si avvicina ed ecco che si vede il corpo di lui cadere dal campanile e poi nel nulla. Scottie si risveglia d’improvviso. I suoi occhi parlano, ed esprimono l’ossessione che incombe su di lui.
Da questo momento la volontà dell’ex-poliziotto sarà solo quella di riportare in vita la donna amata e, quando incontrerà la sua, seppur totalmente di altra natura, “sosia” Judy, non potrà far altro che plasmarla a sua immagine. È un incontro perturbante. Il suo desiderio è amare una persona morta attraverso una viva. Seppur velato, per evitare problemi con la censura, Hitchcock tratta il tema della necrofilia. Eppure ciò che lui vuole amare è soltanto un fantasma. Perché questo è Madeleine. Noi non la vediamo mai se non per un istante quando vediamo cadere il suo corpo dal campanile. Madeleine è soltanto un immagine. 

Tutto torna all’inizio del film. Anche se forse il cerchio non si chiude. Ed è come se Scottie fosse nuovamente appeso al cornicione, con gli occhi sbarrati, mentre osserva il collega, cadere e perdere la vita. Nessuno vince in Vertigo e non c’è perdono. L’uomo vince la paura ma perde l’amante. La donna perde l’identità e la vita.
Quella che ritengo sia la più bella, e forse crudele, storia di passione e fantasmi narrata da Hitchcock. Vertigo  appartiene ai grandi film della modernità che trattano la temporalità. È un film sulla doppia identità e sul mistero che possono introdursi in modo reticente e macchinoso in ogni situazione apparentemente normale e quotidiana. Rappresenta l’autentica angoscia contemporanea, dove dubbio e paura fanno parte di ogni giorno. Forse vuole essere una sorta di chiave di lettura della società occidentale. La struttura del film è non comune. La conclusione è enfatica. Ogni inquadratura è metafora del delirio del protagonista.

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