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Aspetti economici e sociali dell'impero persiano

Come è stato già spiegato più volte l’Impero persiano era uno stato estremamente differenziato, da tutti i punti di vista. Economicamente esso comprendeva aree sviluppatissime, come le città fenice e greche (queste ultime sparpagliate lungo la costa turca, in Tracia e sul Mar Nero), aree prettamente agricole, come la Mesopotamia e l’Egitto, ma non meno civilizzate, aree dove l’allevamento praticato da pastori nomadi rimaneva l’attività principale, come era tutto l’altopiano iraniano. Queste differenze si traducevano in un universo storico, culturale, linguistico e religioso ancora più diverso. La monarchia seppe tenere unite queste realtà tramite una politica intelligente, che non mirava ad imporre il modello persiano, ma pretendeva solo l’unità politica. Anche se alcune nazioni fiere della loro storia millenaria, come l’Egitto, mal sopportarono la perdita dell’indipendenza, per la maggior parte dei popoli (molti dei quali erano negli ultimi secoli stati parte dell’Impero assiro e di quello Neobabilonese), il dominio persiano rappresento un comodo vantaggio, poiché assicurava la pace senza chiedere troppo in cambio. Si è poi visto come i sovrani persiani seppero non solo rispettare le altre religioni ma anche sfruttarle a proprio vantaggio; così Ciro era entrato in Babilonia come designato dal dio Marduk e Dario in Egitto si comportava come un figlio di Ra. 

Tratto da STORIA DEL VICINO ORIENTE ANTICO di Lorenzo Possamai
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