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Realtà storica, realtà clinica: la dimensione politica della soggettività


C’è stato, oggettivamente, un mutamento negli anni ’90; tutti i clinici che non teorizzavano la domanda, nel momento in cui è caduta, se ne sono accorti.
S barrato è il soggetto che si divide sulla sua questione, si chiede “chi sono?”;
Allora perché il soggetto post-moderno non si sente più portatore di una questione?
Ce ne sono tante di risposte. Pensiamo a tutto lo sciacquamento di bocca sulla caduta dei valori, proviamo a sentirlo in un altro modo: un soggetto impegnato con la sua questione è un soggetto che sa che lui vale la pena per qualcuno, che lui è un valore per qualcuno.
Ma se un soggetto si rende conto che lui come soggetto non vale la pena, che anche la politica non lo include più come soggetto ma lo include come numero.... “L’impegno civile è un valore”, fino agli anni ’80 era molto chiaro: impegnarsi nella politica voleva dire migliorare le cose, era un valore; oggi il mercato della droga sia uno dei capitoli fondamentali del bilancio mondiale è qualcosa che mette fortemente in dubbio che ci sia
qualcosa che vale la pena.
Questa è la realtà morale oggi, rispetto alla quale le dipendenze sono una risposta – collusiva, mortifera, se vogliamo – al fatto che la soggettoettività non è più calcolabile come un valore.
Il soggetto moderno non è più un valore unico.
Questa è la realtà anche clinica con cui abbiamo a che fare: non possiamo pensare che nel nostro studio, siccome per noi quella persona ha valore, è importante, sospendiamo tutto quello che c’è intorno; nel nostro studio le persone non arrivano più perchè non hanno le ragioni – sociali, culturali, che stanno nell’Altro ovviamente – per arrivare da noi.

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