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La ragione in Hegel


Come soggetto assoluto l’autocoscienza è diventata Ragione ed ha assunto in sé ogni realtà. Questa certezza tuttavia per divenire realtà deve giustificarsi, e il primo tentativo è inquieto cercare, che si rivolge all’inizio al mondo della natura. E’ questa la fase dell’empirismo. Qui la coscienza crede di cercare l’essenza delle cose, ma in realtà cerca ancora se stessa.

Dalla ragione osservativa si passa a quella attiva quando ci si rende che l’unità di io e mondo non è qualcosa di dato, ma qualcosa che deve venir realizzato. Tuttavia tale progetto, finchè è solo uno sforzo individuale, è destinato anch’esso a fallire, come testimoniano le tre figure della ragione attiva. La prima, il piacere e la necessità, incontra la necessità del destino, che travolge l’uomo.

Nella la seconda figura della ragione attiva, la legge del cuore e il delirio della presunzione, l’individuo entra il conflitto con altri presunti portatori del vero progetto di miglioramento della realtà. Ai vari fanatismi, l’individuo contrappone la virtù. Ma il contrasto tra essa, che è il bene astratto vagheggiato dall’individuo, e la concreta realtà si conclude con la sconfitta del cavaliere della virtù.

Alle sezioni della ragione osservativa e attiva Hegel fa seguire una terza sezione, l’individualità in sé e per sé. La prima figura è quella de Il regno animale dello spirito e l’inganno: agli sforzi e alle ambizioni universalistiche della virtù, succede l’onestà dedizione ai propri compiti particolari. La seconda figura è quella della ragione legislatrice, che cerca in se stessa delle leggi che valgano per tutti, ma che, per la loro origine individuale si rilevano contraddittorie.

Tali contraddizioni spingono l’autocoscienza a farsi ragione esaminatrice delle leggi. Tuttavia, nella misura in cui sottomette le leggi al proprio esame, essa appare costretta a porsi al di sopra delle leggi, riducendone l’intrinseca validità. Con tali figure Hegel rileva che se ci si pone dal punto di vista dell’individuo si è condannati a non raggiungere mai l’universalità. Essa si trova solo nella fase dello spirito oggettivo, la ragione realizzata nelle istituzioni storico-politiche dello Stato.

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