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Mito nelle Metamorfosi di Ovidio: Mercurio ed Argo


Per nascondere a Giunone la vera indentità di Io, Giove tramutò la fanciulla in giovenca, ma la dea, gelosa della rivale, volle comunque ottenere l'animale in dono. Giove, per fugare ogni sospetto di tradimento, acconsentì  alla richiesta, e Giunone pose la fanciulla sotto la sorveglianza di Argo. Il pastore aveva  cento occhi, sparsi per tutta la testa, e grazie a questi riusciva a non dormire mai, poichè per riposare ne chiudeva solo due per volta, mentre gli altri rimanevano aperti. Dispiaciuto per la triste sorte che aveva causato alla fanciulla, Giove incaricò suo figlio Mercurio di liberarla. Per riuscire ad avvicinarsi ad Argo, il dio si camuffò da pastore: dopo essersi tolto l'elmo e le ali, e aver tenuto con sè solo la verga e la siringa, s'incamminò verso il custode suonando una melodia. Argo, affascinato dal suono, invitò il dio a sedersi con sé e Mercurio prese a suonare a lungo, raccontando al pastore la storia di Pan e Siringa, fino a che non riuscì a far chiudere per il sonno tutti i cento occhi. Allora il dio prese la spada e gli tagliò la testa, riuscendo così a liberare Io. Giunone, dispiaciuta per la triste sorte capitata ad Argo, prese gli occhi dalla  testa e li pose sulle piume del pavone, suo animale sacro. 

Tratto da LE METAMORFOSI DI OVIDIO di Valentina Ducceschi
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