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Poesie per Sbarbaro

Da notare il tono affettuoso, partecipativo. Nel 1920 Montale recensisce Sbarbaro, e quando muore, nel 1967 scrive che “l’arte di S. era fatta di brevi folgorazioni e la droga che lo portava a questi attimi felici era la vita, sentita come qualcosa di inesplicabile ma non per questo meno degna di essere accettata”. È  come se Montale fosse a Rapallo, fatta di bellezze naturali, ma anche un po’ truccata (frequentata anche da attori..).  v.12 : frastuono della via divide il caffè dal fuori,annuncia la musica della sfilata dei bambini, che ha a che fare con Sbarbaro stesso, innamorato dell’innocenza della vita, nonostante i caffè, la malinconia ecc…
Lo Sbarbaro di Montale è innamorato dell’innocenza. Scena limite tra il liberty di un caffè di  Rapallo e il mondo gnomo, totalmente puro, innocente. Perché? È il gioco che Montale fa su Sbarbaro e l’interrogarsi sul senso della vita. Richiamo alla poetica di Sbarbaro: la discesa nei postriboli è in un certo senso ricreata nell’ambiente del caffè. Natura e infanzia sono gli elementi che richiamano per Sbarbaro il valore vita, ripreso nel canzoniere di Montale. Vita: tenue rivo che incanta l’animo dubitoso. La vita per Sbarbaro è ciò che riesce a far fuori il dubbio, aggira l’intelligenza. I dubbiosi sono Montale e Sbarbaro e  l’incontro è superiore alla sede della loro perplessità: anche dentro il caffè, dove la vita è truccata, c’è incanto. 
Poesia di Sbarbaro da Pianissimo (1914) “Al padre”: da una parte c’è la fascinazione della vita in quanto innocenza e dall’altra in quanto colpa, che sono contingenti e contigui. La raffigurazione dell’innocenza si identifica nella figura del padre. La vita in se stessa è indicibile e incosciente. Montale ovviamente complica le cose, ma è un omaggio a Sbarbaro, alla sua teoria della contiguità di bene e male come vita. Uscire da quel caffè dove l’innocenza è truccata significa ritrovarsi nella “musica innocenza”, sembra un paradosso, è strepitoso.
La seconda poesia è un epigramma allegorico. La poesia stessa è affidata con mossa tipicamente Baudelariana alla fanghiglia. Il massimo potenziale umano viene affidato al fango, da cui noi stessi proveniamo temporaneamente. I versi –le barchette del bambino Sbarbaro – vanno verso il mare aperto, verso l‘insidia, il rischio. La metafora/allegoria non è altro che il fanciullino di Pascoli. Il livello più alto dell’uomo può quindi perdersi (mare aperto)e deve quindi essere protetto, custodito, salvaguardato – vedi Heidegger, I sentieri interrotti. È come se dicesse che la poesia deve essere salvaguardata dal mondo, da chi legge. È il lettore che salva, senza di lui la poesia non c’è. È quel livello di comunicazione tra anime di cui parla Boutroux – l’opera d’arte deve essere un tasto che toccato deve centuplicarsi in noi con risonanze ed echi. Montale nel Quaderno genovese dice la stessa cosa: la poesia è una partitura che si suona insieme. La prima allegoria è dunque quella del poeta fanciullo, la seconda è che la poesia puù perdersi.  Legato a questo secondo componimento è Arremba sulla stremata proda a pag. 48. qui il fanciullo è diventato padrone, termine anche marinaio, che designa chi può navigare solo nel Mediterraneo. C’è però una pericolosità rappresentata: venti (malevoli spiriti che veleggiano a stormi), baffi (colpi di vento improvvisi), bufera ecc…Nel primo caso la minaccia rimane sullo sfondo, evocata da un eventuale perdersi, nel secondo la bufera, lo spacco, l’attimo che rovina condanna chi ha edificato. È la minaccia di quel 95% che verrà annullato nel momento in cui viviamo. La scena è occupata dall’azione repentina della bufera da cui ci si salva solo portando la flotta a riparo, vivendo al riparo, con una minor intensità oppure correre il rischio di perdere la flotta. Il mare è una metafora complessa,è un di più di vita, che però si sconta con la rovina, lo scotto. Le siepi, il porticciolo invece, sono un po’ meno di vita, ma questa protezione è l’unica forma di vita possibile, evitando con ogni cura il tuffo di Esterina. C’è quindi un rimando a Falsetto,anche se la partenza legata a Sbarbaro.

Tratto da MONTALE: OSSI DI SEPPIA di Federica Maltese
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