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Stile, testo, forma e interpretazione. Bordwell e Pareyson


Il rapporto stile testo va considerato in termini di opposizione, perché le concezioni più avanzate del testo non possono certo convivere con le concezioni dello stile come insieme più o meno irrelato di tecniche. Barthes: “il testo è pluralità. Ciò non significa soltanto che possiede più sensi ma che realizza la pluralità stessa del senso.
S’interpretano forme e s’interpretano testi. Si interpretano anche gli stili? Nella prospettiva Bordwell-Thompson-Salt le componenti stilistiche si descrivono, quantificano, analizzano, ma non si interpretano. L’interpretazione lavora sul senso secondario e sui sensi multipli e lavora sull’architettura del senso. Un’interpretazione delle forme filmiche nello sviluppo storico non si è ancora realizzato in quanto non si sono ancora definite le condizioni e le metodologie di un progetto così rilevante. Un’esperienza importante ma parziale è quella di Deleuze quando analizza i modelli di montaggio del cinema muto.
Mentre lo stile è un insieme di rigidità e di paradigmi (Bordwell-Thompson-Salt), oppure il touch ( il Lubisch touch), che è la vaghezza per eccellenza dell’impressionismo critico, la forma nella riflessione di molti studiosi è qualcosa di vivente, un organismo. Certo le riflessioni sulla forma risalgono spesso a molti anni fa, un epoca non ancora segnata dalla semiotica. Forse un destino non diverso da quello dello stile può essere assegnato al concetto di forma. Naturalmente in queste concezioni la forma non è opposta al contenuto ma è un’unità superiore complessa, insieme coerente e molteplice. Nella riflessione di Pareyson la forma è un organismo prodotto attraverso la realizzazione di una formatività che è un fare, impegnato a definire esso stesso le regole del proprio operare, in una dialettica costante tra forma formata e forma formante.
Nella forma c’è una seconda significazione, un senso secondo non solo legato alla testualità in quanto tale, ma che è una significazione aggiuntiva prodotta dalla configurazione testuale stessa. Nell’interpretazione del testo come forma possono emergere da un lato una serie di nozioni evocati dagli studi più avanzati, dall’altro la centralità della configurazione degli eventi e dei modi di articolazione delle configurazioni stesse; e infine l’orizzonte dell’invisibile che una analisi dello stile forzatamente ignora. Il sapere che ci interessa punta all’interpretazione della ricchezza del molteplice, alla comprensione dell’occultato, alla capacità di fare emergere la complessità, l’enigma, che spesso sono nei testi e che l’interpretazione fa emergere e dilata ulteriormente: un’interpretazione che coglie non i rilevamenti statistici che coglie non i rilevamenti statistici ma le forme e il pensiero innervati nella visione. 

Tratto da LO STILE CINEMATOGRAFICO di Laura Righi
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