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Le strutture urbane e l'attività economica in Sicilia

Le strutture urbane e l'attività economica in Sicilia


 Perché in Sicilia negli ultimi quindici anni i processi di decentramento urbano e di sviluppo metropolitano hanno avuto solo manifestazioni modeste? Ciò va attribuito specialmente al risultato della localizzazione sostanzialmente accentrata delle attività economiche e dei servizi più qualificati. È infatti tipico della Sicilia un modello di localizzazione delle attività industriali e terziarie essenzialmente polarizzato, concentrato nei tre maggiori capoluoghi dell'isola.
L'industria trova ancora oggi la loro sede privilegiata nelle aree delle periferie urbane e dei comuni metropolitani dove era stata decentrata tra gli anni 60 e 70: Belpasso, Pantano d'Arci, Misterbianco, Carini, Termini Imerese, Messina ex ZIR. Certamente esistono anche delle agglomerazioni industriali attive all'interno dello stesso tessuto urbano delle città maggiori, specialmente a Palermo, e l'Etna Valley, che ha come essenziale polo di riferimento la ST Microelectronics sta comunque a Pantano d'Arci.
In declino ma pur sempre di importanza dal punto di vista produttivo sono i poli dell'industria di raffinazione e petrolchimica di Augusta – Priolo, Gela e Milazzo. Quel che resta, insomma, degli stabilimenti che avevano alimentato le illusioni dell'industrializzazione forzata della Sicilia, imposte dalla politica centralista nazionale e tramontate alla fine degli anni 70. stabilimenti che sono tutt'oggi i principali porti industriali della Sicilia.
Esistono poi degli agglomerati urbani minori sfuggiti al fenomeno della polarizzazione ma sono tutti marcati da una fortissima specializzazione territoriale e non presentano tutti i caratteri distintivi delle economie distrettuali: spesso infatti producono solo beni intermedi o di investimento; è privilegiata la produzione su commessa; sono frenate dall'angusto respiro del terziario locale. Alcuni esempi sono Bronte e Randazzo (tessile); Giarre e Taormina (alimentare); Caltagirone (ceramica); Còmiso e Pozzallo (lavorazione della pietra e del marmo).
Ci sono poi degli ostacoli ben più gravi, principalmente rappresentati dalla perifericità geograficae daldeficit infrastrutturale. Il deficit delle infrastrutture non riguarda solo le grandi reti di collegamento, quelle idriche e quelle energetiche ma si estende anche alle infrastrutture locali e alla mancanza di aree deputate a nuove installazioni industriali.
Il settore secondario in Sicilia non sembra passarsela meglio, fotografando una realtà caratterizzata da quasi 57 mila unità locali operanti sul territorio regionale che impiegano oltre 218 mila addetti. Unità equamente distribuite tra settore manifatturiero (52%) e settore delle costruzioni (39%) e con un rimanente 1% nel settore estrattivo. Il manifatturiero a sua volta è fatto soprattutto di alimentare, metallo, fabbricazione di minerali non metalliferi.
In termini di dimensioni di impresa le strutture più grandi sono quelle estrattive, seguite dalle manifatturiere e delle costruzioni.

Tratto da GEOGRAFIA di Gherardo Fabretti
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