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I contesti di utilizzo del piano

I contesti di utilizzo del piano


In estetica del cinema il piano viene utilizzato in almeno tre tipi di contesto:
a) In termini di grandezza. Si definiscono classicamente differenti misure di piano, generalmente in rapporto a diverse possibili inquadrature di un personaggio: la questione delle grandezze di un piano contiene in realtà due differenti problematiche:
- una questione di inquadratura, che non è essenzialmente differente dagli altri problemi legati al quadro e, più in generale, deriva dall’istituzione di un punto di vista della m.d.p. sull’evento rappresentato.
- un problema teorico-ideologico più generale, proprio nella misura in cui queste grandezze sono determinate in rapporto al modello umano. Questo riferimento implicito della misura del piano al modello umano funziona quasi sempre come riduzione di ogni figurazione a quella di un personaggio.
b) In termini di mobilità. Il paradigma sarebbe qui composto dal piano fisso e dai diversi tipi di movimenti di macchina. Le interpretazioni spesso date dei movimenti di macchina: la panoramica sarebbe l’equivalente dell’occhio che gira nell’orbita, il travelling di uno spostamento dello sguardo; quanto allo zoom si è talvolta tentato di leggerlo come focalizzazione dell’attenzione di un personaggio.
c) In termini di durata. La definizione del piano come unita di montaggio implica che vengano egualmente considerati come piani frammenti molto brevi e spezzoni molto lunghi. Il più frequentemente studiato è quello che deriva dalla comparsa del piano-sequenza: in particolare Mitry e Metz hanno chiaramente mostrato che un simile piano era di fatto l’equivalente di una scena di frammenti più corti; così il piano sequenza, se formalmente è un piano, non per questo non sarà considerato in molti casi intercambiabile con una sequenza.

Comunque, il termine piano deve essere usato con precauzione, ed evitato ogniqualvolta sia possibile; quanto meno, impiegandolo, bisogna essere consci di ciò che esso contiene e di ciò che esso maschera. - 12 -

Tratto da ESTETICA DEL FILM di Nicola Giuseppe Scelsi
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