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Il regno di Qianlong

Qianlong è ricordato, assieme al nonno, come uno dei più grandi sovrani dell’Impero. Seppe curare la sua immagine di perfetto sovrano confuciano, mostrando la sua abilità nella poesia, nella pittura e nella calligrafia, e promosse le arti e la cultura. Estese i confini dello stato ad occidente, creando il più vasto impero della storia cinese. Di frequente intraprese viaggi per ispezionarne le amministrazioni locali e l’esercito. Ereditandolo dal padre però, manifesto il suo interessamento per la cultura anche sotto forma di indottrinamento psicologico, intensificando la censura con la cosiddetta “inquisizione letteraria”: oltre duemila opere furono distrutte ed altre furono in parte censurate, specie quelle considerate pericolose per la dinastia. 
Gli ultimi anni del suo regno videro tuttavia l’emergere dei primi segni della decadenza mancese: le spese per la corte e per le numerose campagne militari, l’eccesivo aumento demografico, la corruzione nella burocrazia, furono tutti elementi che minarono la solidità economica dell’Impero. Emblematico è il casso del mancese Heshen che influenzò l’impe-ratore per quasi vent’anni. Dopo il suo arresto, avvenuto successivamente alla morte di Qianlong, risultò che aveva accumulato ricchezze per 80 milioni di tael. Tuttavia la sua condanna non portò alcun risanamento, in quanto egli fece da capro espiatorio di una situazione ben più vasta, le sui responsabilità risalivano anche agli organi centrali del governo fino all’imperatore.

Tratto da STORIA DELLA CINA di Lorenzo Possamai
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