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Hugo Mustenberg: la ricezione del film da parte dello spettatore

Hugo Mustenberg: la ricezione del film da parte dello spettatore




Fu senza dubbio il primo vero teorico del cinema; nel suo libro si interessò immediatamente alla ricezione del film da parte di uno spettatore, e più precisamente ai rapporti tra la natura dei mezzi filmici e la struttura del film da una parte, e dall’altra parte le grandi categorie dell’animo umano. Uno dei suoi grandi meriti è di aver dimostrato in particolare che il fenomeno della produzione di un movimento apparente, si piegava con una proprietà del cervello(effetto phi), e per nulla con la cosiddetta persistenza retinica, ponendo così le basi di ogni teorizzazione moderna di questo effetto. Sullo slancio di questa spiegazione dell’effetto-movimento con una proprietà dello spirito umano, egli sviluppa allora una concezione complessiva del cinema come processo mentale, come arte dello spirito. Così il cinema è l’arte dell’attenzione, della memoria e dell’immaginazione, delle emozioni; così, dalla semplice illusione di movimento a tutta la gamma complessa delle emozioni, passando attraverso fenomeni psicologici some l’attenzione o la memoria, il cinema nel suo complesso è fatto per rivolgersi allo spirito umano mimandone i meccanismi: psicologicamente parlando, il film non esiste né sulla pellicola, ne sullo schermo, ma solamente nello spirito, che gli da la sua realtà; il film ci racconta la storia umana oltrepassando le forme del mondo esteriore – spazio, tempo, causalità – e adeguando gli eventi alle forme del mondo interiore appena citate. Lo spettatore è colui per cui il film idealmente funziona; dal livello più elementare, la riproduzione del movimento, al livello più elaborato, quello delle emozioni e della finzione, tutto è fatto per riprodurre, rappresentare il funzionamento del suo spirito, e il suo ruolo è dunque di attualizzare un film ideale, astratto, che non esiste che per lui e tramite lui.

Tratto da ESTETICA DEL FILM di Nicola Giuseppe Scelsi
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