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La soggettiva di Francisco _ L. Bunuel -




La seconda vicenda raccontata tra le righe riguarda più da vicino chi si fa carico della soggettività, e cioè Francisco. Il nostro brano ce lo presenta come un personaggio che accetta di vedere, a differenza del chierichetto, ma anche come il personaggio che incrocia altri sguardi, che lo sorprendono e gli si impongono: egli, notata Gloria, viene a sua volta osservato, e, incarnata per un istante l’ottica della cinepresa, viene da essa inquadrato e messo in distanza.
Le sequenze successive svilupperanno questo doppio incontro:
- da un lato descriveranno i comportamenti di un uomo che non sopporta che gli altri alzino lo sguardo su di lui e sulle sue proprietà,
- dall’altro lato confronteranno fino a divaricazione la visione che il protagonista ha dei fatti e la visione che ne ha il film1.
Prendiamo innanzitutto il contrasto tra Francisco e Gloria: ciò che esso sembra voler esemplificare è un diverso statuto della vista. Infatti:
- se Francisco deve aprire gli occhi per vedere, Gloria sa guardare anche ad occhi chiusi;
- se Francisco è catturato dal dettaglio, Gloria corre subito a ciò che definisce l’identità di una persona;
- se Francisco è incantato dalla sua visione, Gloria alterna curiosità e ritegno.
Insomma, l’uomo si accosta alla realtà subendola, la donna vive la situazione dominandola; dunque, l’uomo assume uno sguardo spettatoriale, la donna uno sguardo autoriale.
L’opposizione tra i due personaggi ripropone quella tra due ruoli: abbiamo
- da un lato chi sa soltanto vedere – un narratario –, nonché chi agisce per conto dell’enunciatario;
- dall’altro chi vuol invece guardare – un narratore –, nonché chi invece opera in nome dell’enunciatore.
In questo senso, la sconfitta di Francisco non apparirà determinata soltanto dall’appartenenza dell’uomo alla classe borghese, né soltanto dal suo orgoglio maschile, ma appunto anche dalla sua collocazione sul piano enunciazionale: chi incarna il tu cui il film si rivolge non può evitare di fare i conti con l’io che muove quel film; chi funziona da segno del punto d’ascolto non può pretendere di avere tutti i diritti.

Tratto da CINEMA di Nicola Giuseppe Scelsi
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