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Le cause della vergogna

Le cause della vergogna


Il senso di fallimento può giungere al soggetto in due modi, a seconda che sia l’esito di un’esibizione del Sé forzata o di un’esibizione non riuscita. Nel primo caso, la persona è esposta, “messa a nudo”, contro la sua volontà, come quando è violata o sorpresa nella sua identità, e il fallimento consiste nel fatto stesso di essere osservati; l’emozione di vergogna che ne consegue viene definita vergogna da svelamento. Nel secondo caso, invece, la persona non riesce ad apparire agli altri come vorrebbe ed è quindi smascherata per quello che realmente è; l’emozione di vergogna conseguente viene definita vergogna da smascheramento.
Ciascuno di noi ha alcuni aspetti critici della propria persona (interiori ed esteriori) rispetto ai quali si sente più vulnerabile o che ritiene essere i più rilevanti. Non si prova vergogna per ogni tipo di mancanza o “difetto”, ma solamente per quelle condotte e quegli aspetti che sono ritenuti importanti.
Le più frequenti cause ditale emozione sono:
• improprietà, ovvero fare qualcosa di inopportuno, come entrare in una stanza da bagno già occupata;
• mancanza di competenza, cioè andare male in una prova che il soggetto reputa importante;
• attirare l’attenzione con atti impropri che sono considerati, per esempio, segno di maleducazione;
• violazione della privacy, ovvero quando ci si rende conto di aver disturbato e invaso lo spazio altrui (per es., quando ci si accorge di utilizzare un tono di voce eccessivamente alto);
• fallimento nei rapporti interpersonali, cioè quando ci si comporta male o si litiga con persone significative;
• vergogna empatica, ovvero quando si prova vergogna “di riflesso” per la vergogna di qualcun altro.
Si tratta di un’emozione estremamente complessa e dolorosa, accompagnata da pensieri di fallimento, di annullamento e disistima. La complessità di questa emozione sta anche nel fatto che spesso non si presenta da sola ma scatena un vortice di emozioni che la accompagnano, come la tristezza, la paura, l’imbarazzo, la gelosia, la rabbia e la colpa.
La tristezza è legata ai sentimenti di inadeguatezza, impotenza e, nelle situazioni più penose, desiderio di annullamento di se stessi che accompagnano l’emozione della vergogna. Vergogna e tristezza hanno in comune la causa e presentano anche forti analogie comportamentali: sguardo fuggente, ripiegamento su se stessi, inibizione generale, difficoltà di pensiero. La vergogna, quando non viene riconosciuta o viene negata dall’individuo, si trasforma in tristezza e addirittura in depressione.
Ci sarebbe un rapporto importante tra paura e vergogna che ci appare evidente se pensiamo alla vergogna come strettamente connessa alla paura di sbagliare, di non essere all’altezza, di perdere la faccia.
L’imbarazzo viene spesso confuso con la vergogna, ma si tratta di un’esperienza emozionale più lieve, meno intensa e decisamente meno dolorosa.
Vergogna e gelosia, due emozioni molto studiate in ambito psicoanalitico, sono accomunate dal fatto che non è facile ammettere di pro- varie, in quanto sono entrambe “vergognose”. Inoltre, la prima è provata soprattutto quando facciamo fiasco e il fallimento più grave e quello riguardante il rapporto con gli altri esseri umani; la gelosia, invece, è provata quando si percepisce che può esserci un altro che è in grado di riuscire nel rapporto in cui noi abbiamo fallito.
Inoltre, la vergogna è spesso associata a forti reazioni di rabbia per l’umiliazione subita. Infatti, essa può spingere l’individuo verso forme di recriminazione e di vendetta. Si tratta di modalità distruttive di rabbia, che vengono chiamate “furia di umiliazione” diretta contro se stessi e contro chi ha procurato questa esperienza penosa.
Infine la vergogna, insieme alla paura (da giudizio degli altri), all’umiliazione, alla tristezza (per la sconfitta) e all’invidia, è in rapporto con il sistema motivazionale interpersonale di tipo agonistico, avendo in comune con queste emozioni lo stesso sistema di regolazione fisiologica che, una volta attivato, organizza il comportamento sociale

Tratto da ADOLESCENZA E COMPITI DI SVILUPPO di Anna Bosetti
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